Gino, una domanda: da dove nasce la tua speranza?

L’Editoriale
di Andrea Antonuccio

Cari lettori, su questo numero vi segnalo il tema portante del nostro Paginone: la tragica fine di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Due giovani di 22 anni, che avrebbero potuto avere un futuro diverso. Se ci penso, e penso ai miei figli, rabbrividisco: la vita è proprio un mistero, e mi chiedo che senso abbia tutto questo.

Se lo è chiesto anche monsignor Claudio Cipolla, Vescovo di Padova, nell’omelia del funerale di Giulia: «Non solo ci chiediamo: davvero ci sarà la vita dopo la morte? Ma anche: ha senso impegnarsi se poi tutto si riduce a poca cenere?».

Questa domanda è, paradossalmente, la domanda dei vivi, ed è molto meno “filosofica” di quanto crediamo. Come si fa a stare al mondo senza porsi seriamente la questione?

Ecco, un tentativo di risposta, in questi tempi in cui la domanda di significato viene sistematicamente dimenticata, io l’ho trovato nelle parole di Gino Cecchettin, il padre di Giulia, pronunciate al funerale della figlia (trovate tutto sul Paginone: leggetelo). Ha detto infatti: «In questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento». E poi: «Io non so pregare, ma so sperare». Vi confesso che siamo stati vicinissimi dal riuscire a intervistare Gino. All’ultimo momento, ha preferito prendersi una pausa di silenzio e ri  essione. Peccato… le nostre domande sarebbero state molto diverse da quelle di Veltroni (sul Corriere) e Fazio (in tv). Gli avremmo posto la questione del senso della vita, con profondo rispetto per un dolore che non si può immaginare… «So sperare» ha detto. Premettendo: «Io non so pregare».

Caro Gino: anche se ancora non te ne rendi conto (ma è solo questione di tempo) tu sai pregare molto più di noi. E se un giorno riusciremo a incontrarci, ti farò una sola domanda: da dove nasce la tua speranza?

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it