Prepariamoci alla Festa di San Francesco

Chiesa locale

Ci prepariamo alla Festa di San Francesco con un triduo che ci permetta di riscoprire alcuni aspetti di Francesco (il programma completo è a pagina 12). Domenica 1° ottobre un concerto farà risaltare alcune preghiere composte dal Santo; vorremmo far conoscere la vita di preghiera di Francesco, che per lui era l’anima di tutto, preghiere che sono giunte fino a noi perché ha voluto scriverle e farle conoscere ai suoi frati.

Lunedì 2, alla sera, lasceremo spazio alle testimonianze. Con questo incontro vorremmo far risaltare la conversione di Francesco, di come sia passato dal “servire se stesso” al “servire i poveri e il Signore”. Per questo abbiamo pensato a un momento conviviale di Apericena invitando la gente, e in particolare i giovani, ad ascoltare il racconto di altri giovani che, come Francesco, cercavano nel mondo la loro gioia e il divertimento, ma hanno assaporato solo l’amarezza del Male. Solo dopo hanno riscoperto la bellezza della vita uscendo dalle tenebre e mettendosi a servizio del prossimo.

Martedì sera, 3 ottobre, rivivremo il “Transito di San Francesco”. Il Transito è un’antica liturgia francescana che ci fa rivivere gli ultimi giorni di vita del santo, di come sia passato meravigliosamente da questo mondo a Dio; Francesco muore il 3 ottobre 1226 nella chiesetta della Porziuncola, attorniato dai suoi frati ai quali lascia una missione. Poi si fa spogliare nudo e chiede di essere lasciato così sulla nuda terra “per il tempo che occorre a percorrere comodamente un miglio”. Un uomo che vuole morire felice di essere nudo, sulla nuda terra quasi a identificarsi con essa è uno che ha capito tanto… questa liturgia è un momento suggestivo e intenso che rivivremo in uno spirito di fede. Vorremmo pensare alla morte e a come muore un santo, cosa sia la vita e la morte e cosa lasciamo (e come lasciamo) in eredità a chi viene dopo di noi.

Infine il giorno della festa, mercoledì 4 ottobre: al mattino avremo la commemorazione in piazza Carducci con la benedizione della statua di San Francesco e, la sera alle 18, la Santa Messa solenne presieduta dal nostro Vescovo. In questa celebrazione i frati del Sacro Cuore rinnoveranno nelle sue mani i voti di povertà, castità e obbedienza per confermare il loro desiderio di servire con amore e con gioia Dio e i fratelli.

Ma cosa significa benedire una statua? È un segno, un gesto che ravviva la memoria storica e, per chi crede, anche la fede. Radunarsi attorno al monumento di piazza Carducci è un modo per tornare a San Francesco, per lasciarsi ancora affascinare dalla sua vita, dal suo modo di amare il creato e la gente. Ma, soprattutto, i poveri. Francesco ci aiuta a guardare al prossimo e a Dio con amore, e lo fa tramandandoci un carisma: per questo possiamo dire che San Francesco si rende nuovamente presente per mezzo di coloro che cercano di continuare la sua esperienza con il suo carisma.

Per Alessandria i frati Cappuccini sono stati il segno concreto della sua presenza, hanno continuato la sua spiritualità per mezzo del santuario del Sacro Cuore (la chiesa del convento), e con la solidarietà con i poveri e gli ultimi.

È vero, i Cappuccini non sono più in Alessandria ma lo spirito di San Francesco continua attraverso i francescani del Sacro Cuore che da circa un anno hanno preso il loro posto continuando nella loro opera; la Mensa dei poveri in queste settimane sta distribuendo, in media, 130 pasti giornalieri.

I francescani del Sacro Cuore attraverso il servizio della mensa continuano a riproporre lo stesso spirito di carità, e con la presenza in santuario offrono un’esperienza di fede per tante persone.
Che cosa dice a noi oggi la figura di San Francesco? Come possiamo continuare la sua opera? A queste domande i fraticelli di Casa San Francesco (è così che vogliamo chiamare il convento) hanno risposto dicendo al Signore e ai fratelli il loro “eccoci” e hanno scelto di vivere pienamente questa missione. Ma questo non basta! Occorre che ognuno di noi, guardando a San Francesco, faccia la sua parte.

Ritrovarci al monumento di San Francesco significa in qualche modo aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda e rendersi conto che non possiamo accontentarci di un vago senso di pietà per chi è nel bisogno. Francesco ci insegna a fare qualcosa di concreto: in primis, per chi crede, aprire il cuore a Dio e poi mettersi a servizio del prossimo. Francesco si è reso conto che non poteva accontentarsi di dare qualcosa, doveva dare se stesso, il suo tempo, il suo amore… in conclusione: benedire una statua potrebbe essere l’occasione per iniziare una nuova storia d’amore.
Vi aspettiamo con gioia per lasciarci illuminare e ispirare da San Francesco.

Padre Giorgio Noè