“Il mondo a 15 anni” di Sara Piscopello
Nel corso di quest’ultimo anno scolastico, ho intrapreso con la mia classe un progetto durante le lezioni di italiano sotto la supervisione della nostra docente, la professoressa Rita Rossa. Abbiamo svolto un lavoro che ci ha portati ad analizzare e riflettere sulla nostra città, partendo dalla lettura di “Le città invisibili” di Italo Calvino (nel tondo). L’interpretazione di questo libro ci ha guidati a una riflessione sulla funzione letteraria e sull’uso della metafora, ritrovando in Alessandria molte similitudini con le descrizioni metaforiche di Calvino. La nostra osservazione si è estesa portandoci a rivalutare le condizioni non solo di Alessandria, ma di tutti i sobborghi limitrofi.
Per procedere con la nostra ricerca abbiamo organizzato il lavoro in piccoli gruppi, seguendo lo schema usato da Calvino, ricercando appunto i tratti comuni con la nostra città e quelle che potrebbero essere le mancanze e i disagi sociali. Io, per esempio, mi sono concentrata sulla città di Ipazia e Tamara, che fanno parte del gruppo “le città e i segni”. In questi due racconti i concetti che vengono sottolineati sono la limitazione del linguaggio e la ricerca dello sfarzo. A questo punto ho cercato di riprendere questi concetti e di riportarli in scala inferiore, ovvero sulla nostra città.
“Alessandria, come Tamara, adorna la città di sfavillanti luci e cartelloni pubblicitari. È una città che inganna con giganteschi centri commerciali votati al denaro e alla produzione dove si ostenta benessere e integrazione, dove tutto sembra essere omogeneo ed in armonia ma che nasconde tanta forma di ghettizzazione luoghi di grande povertà e di abbandono, quasi ad allontanare ciò che è diverso e fa paura, ma nel contempo tutto indica locali, bar, chiese, che abbiamo uniformato per gli stranieri che qui sono riusciti a integrarsi. Eppure continua a esistere una grande confusione nei mezzi di comunicazione. Nulla ha un suo definito spazio, non vi sono luoghi proposti per il divertimento o spazi per i bambini, non si trovano luoghi definiti affinché ogni etnia possa ritrovare il suo spazio per incontri o comunicazioni, dove anche poter svolgere il proprio culto non è identificabile.
Non vi sono posti dove poter creare momenti di comunità anche con altre persone provenienti da culture diverse, tutto rimane relegato, quasi nascosto. Alessandria si presenta come una città moderna dove il benessere e a volte lo sfarzo induce a pensare che sia il luogo ideale dove vivere, vittima anch’essa del capitalismo sfrenato che si nutre dei desideri dei suoi abitanti. Un aspetto che accomuna tutte le città occidentali e industrializzate è il continuo spreco, il consumismo sfrenato e inconsapevole disinteressato perché nessuno sembra preoccuparsi delle proprie azioni.
Guardare senza pregiudizi, liberarsi delle proprie conoscenze per vedere la realtà della globalizzazione. Alessandria, che sembra rimasta ancora una città che non risente dei meccanismi a spirale come le grandi città (Roma, Milano…), che trasmette ancora quel messaggio di essere vicino ai suoi sobborghi come un tutt’uno, ma che in realtà non vede al di là dei bisogni accentrati nella città stessa, trovando come scusante che i suoi sobborghi vivono sereni perché distanti dal caos e dal disordine cittadino, che possono ancora godere di spazi e tranquillità dimenticato dalla città, ma che in realtà dimenticano che in quelle periferie o sobborghi, mancano strutture per i giovani, luoghi d’incontro, i mezzi di trasporto sono scarsi e le persone anziane sono costrette a muoversi dal sobborgo alla periferia per avere un negozio o un servizio utile”.
Questo lavoro si è trasformato in una sorta di lettera aperta che è stata letta durante l’incontro avvenuto nella giornata del 25 maggio nel Comune di Alessandria, alla presenza del sindaco Giorgio Abonante. Durante questo confronto, i miei compagni e io abbiamo presentato il nostro progetto e i vari ostacoli che abbiamo riscontrato durante la stesura dedicandoci alle possibili soluzioni, che vorremmo potessero essere attuate. Conclusa la nostra esposizione, il sindaco ci ha ringraziato dell’intervento e ci ha illustrato i provvedimenti che il Comune, nell’ambito pubblico, ha già adottato per modifiche e sviluppo dei sobborghi e della città di Alessandria. Siamo convinti che condividere la responsabilità verso la propria città aiuti a rendere i cittadini più consapevoli e in qualche modo uniti per la stessa causa. Noi, per esempio, abbiamo aderito al progetto “nastri rossi”, scrivendo su pezzi di carta come noi vediamo la nostra città e da cosa e chi è composta. Appendendo i nastri rossi alle finestre della nostra scuola l’intento era quello di sensibilizzare i cittadini al valore della sostenibilità.