Bambini, profeti o veggenti: chi l’avrebbe mai detto

L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo questo numero con un evento di cui si è parlato poco, sui giornali e in tv, ma che a me è sembrato importante. Si tratta del “Discorso del Santo Padre Francesco agli artisti partecipanti all’incontro promosso in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’arte moderna dei Musei vaticani“, in data 23 giugno 2023, nella Cappella Sistina.

Intanto, provo una sana invidia per chi era lì, sia per la location (come si dice oggi) sia per l’opportunità di poter ascoltare, e vedere, il Papa che fa un discorso del genere, apparentemente “lontano” dal Vangelo. C’è da dire che Francesco non è il primo Pontefice che si rivolge agli artisti: ricordo l’Udienza di san Giovanni Paolo II al Giubileo degli artisti, nel 2000, e il discorso di Benedetto XVI nel 2009.

Ma che cosa ha detto il nostro Papa agli artisti, alcuni anche molto noti, che si sono ritrovati per ascoltarlo? «È vero, quando si opera nell’arte i confini si allentano e i limiti dell’esperienza e della comprensione si dilatano. Tutto appare più aperto e disponibile. Allora si acquista la spontaneità del bambino che immagina e l’acutezza del veggente che coglie la realtà». E ancora: «Sì, l’artista è un bambino – non deve suonare come un’offesa –; significa che si muove anzitutto nello spazio dell’invenzione, della novità, della creazione, del mettere al mondo qualcosa che così non si era mai visto. Facendo questo, smentisce l’idea che l’uomo sia un essere per la morte. L’uomo deve fare i conti con la sua mortalità, è vero, ma non è un essere per la morte, bensì per la vita».

L’artista come «bambino», e ci sta; ma, soprattutto, l’artista come «profeta»: questa è una novità. È la prima volta che un Pontefice definisce così i creatori di un’opera d’arte: profeti, anzi «veggenti». Francesco non smette mai di stupirci… leggete il pezzo qui a lato e capirete perché.

direttore@lavocealessandrina.it