La mutazione: le idee di sinistra sono migrate a destra

La recensione

Qualcuno afferma che destra e sinistra nell’attuale fase politica sono categorie superate a causa della destrutturazione dei partiti e della loro trasformazione in sodalizi leaderistici. Il sociologo Luca Ricolfi riflette su questi cambiamenti in La mutazione, pubblicato nei mesi scorsi da Rizzoli (pp 250, euro 18).
L’idea di fondo è che «la sinistra ufficiale ha abbondonato i suoi ideali» (p. 11) per inseguire i dogmi del politicamente corretto, con il risultato che molte delle sue battaglie storiche, come il perseguimento dell’uguaglianza, la difesa dei deboli e della libertà d’espressione sono state fatte proprie dalla destra. Il giudizio del libro è netto: «Il problema […] non è perché i ceti popolari preferiscano la destra, ma perché la sinistra ufficiale, a dispetto della sua pretesa di stare dalla parte dei deboli, sia incapace di ascoltarli» (p. 28). Da docente universitario di analisi dei dati Ricolfi constata che coloro che sono garantiti nel sistema sociale votano a sinistra, i deboli guardano a destra, mentre gli esclusi si rivolgono al Movimento 5 Stelle. Anche nel resto d’Europa i ceti svantaggiati «rifuggono dai partiti dell’establishment, ivi compresi quelli progressisti, e preferiscono indirizzare i loro consensi verso i partiti populisti» (p. 41) Come si spiega ciò? «Il punto è che, troppe volte, la sinistra nega l’esistenza stessa dei problemi che la gente sente come prioritari» (p. 59).

L’emblema di questa tendenza è l’enfasi sul politicamente corretto, i cui profeti «paiono incapaci di considerarci incapaci di fare quel che abbiamo sempre fatto con naturalezza: leggere un’opera collocandola nel suo tempo e nel mondo di cui è espressione» (p. 120), afferma il libro a proposito dell’assurda tendenza contemporanea a riscrivere opere letterarie togliendo parole che oggi possono urtare qualche sensibilità. Nella medesima linea si colloca la pervicace opera di demolizione della scuola: essa secondo l’autore ha smesso di essere un fattore di elevazione sociale nel momento in cui si sono voluti smantellare i meccanismi di valutazione e si è abbassato il livello generale di cultura al fine di garantire a tutti non un’adeguata preparazione ma un mero titolo di studio.
Naturalmente ogni lettore può condividere o meno le valutazioni espresse nel libro ma è difficile negare che esse siano accuratamente documentate. Urge però per tutti, come singoli e come partiti, una riscoperta dei reali problemi della gente per trovare soluzioni che promuovano la dignità della persona nel contesto del bene comune, nella logica della sussidiarietà e secondo quelli che la Costituzione italiana definisce gli «inderogabili doveri di solidarietà».

Fabrizio Casazza