Sull’esempio di Benedetto XVI

Lettere in redazione

Quella di Benedetto XVI è una figura che lascia un segno profondo nella Storia e a cui probabilmente solo il tempo saprà rendere pienamente l’onore che certamente merita.
Come ha giustamente posto in evidenza Papa Francesco già nelle parole con cui il Papa Emerito si presentò al Mondo nell’aprile del 2005 era contenuto ed espresso il senso profondo di un servizio autentico declinato secondo i caratteri dell’umiltà e della gentilezza.
Il suo Magistero è stato ampio e fecondo ed è destinato ad essere a lungo oggetto di studio e di attenta e paziente analisi.
Nella ampiezza di questi insegnamenti un luogo particolare è occupato dalle sollecitazioni rivolte agli Operatori della Carità, di cui non è possibile non notare la sorprendente attualità e capacità di interrogare anche oggi le nostre coscienze e le nostre azioni con una profondità resa ancora maggiore, qualora possibile,
dalle criticità sociali con le quali in questi ultimi anni le nostre comunità si sono confrontate nonché da quelle che il nostro tempo, in modo suo proprio, pone difronte a ciascuno di noi ed alle aggregazioni che per grazia siamo stati chiamati a vivere e vivificare.

Dei molti riferimenti che sarebbe possibile ricordare vorrei in questa sede richiamare unicamente tre aspetti: il dialogo, il rapporto con la Natura e la tutela dell’ambiente, l’espressione della Carità nel servizio quotidiano a favore dei nostri fratelli e sorelle più fragili.
In primo luogo la docile propensione al dialogo, realtà di cui la nostra contemporaneità avverte la pressante urgenza, che consiste nell’azione ragionevole, dinamica e positiva del desiderio di un incontro comunicativo che apre alla condivisione.

In questa riflessione come non cogliere l’assonanza, e la continuità, con l’invito che con perseverante costanza opera Papa Francesco alla edificazione di “ponti” tra le persone e tra i popoli.
Al Terzo Settore, secondo la sua propria vocazione, il compito di essere interprete e testimone credibile di questo spirito di dialogo concorrendo insieme ad ogni altro attore sociale ed istituzionale a rammendare, con sollecitudine, il tessuto lacerato delle nostre comunità.

Nel riferimento alla Natura sovviene alla memoria l’attenzione posta da Benedetto XVI al tema della tutela di quella che Papa Francesco nell’Enciclica ‘Laudato sì’ ha definito la “casa comune”, liberandolo dai ristretti confini ideologici di una artificiosa divaricazione e contrapposizione tra Uomo e Natura, per restituirlo alla prospettiva di una ‘ecologia integrale’.
Oltre al celebre discorso pronunciato nel 2011 difronte al Bundestag, giova in questa direzione richiamare le parole contenute nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2008 in cui Benedetto XVI ha modo di ricordare “quell’alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio”
Un messaggio che rappresenta anche l’invito ad una assunzione di responsabilità condivisa e gli Operatori del Volontariato per tradizione, sensibilità e competenze non possono sottrarsi ad un impegno concreto, ed oggi ineludibile, affinché anche sul nostro territorio possa crescere l’accoglienza e la condivisione delle buone pratiche nella gestione e nell’utilizzo consapevole delle risorse naturali comuni.

È vibrante e accorato l’appello che Benedetto XVI ci consegna con l’Enciclica “Deus Caritas Est” laddove, tra i molti altri aspetti, si pone altresì in evidenza che “l’azione pratica resta insufficiente se in essa non si rende percepibile l’amore per l’uomo, un amore che si nutre dell’incontro con Cristo. L’intima partecipazione personale al bisogno e alla sofferenza dell’altro diventa così un partecipargli me stesso: perché il dono non umilii l’altro, devo dargli non soltanto qualcosa di mio ma me stesso, devo essere presente nel dono come persona”.
Un insegnamento preciso che rinvigorisce e rafforza il servizio di ogni giorno donando una rinnovata profondità ad ogni gesto oltre l’atto materiale di mera assistenza e radicandolo come il volto più luminoso di una cura amorevole e fraterna.

In conclusione possiamo forse ritenere che quelle prime parole pronunciate nel 2005 (“un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”) non abbiano solo espresso il segno distintivo del ministero del Papa Emerito, bensì, ed in modo profetico, abbiano indicato un cammino, aperto a tutti comunitariamente ed a ciascuno personalmente, lungo il quale, con semplicità ed umiltà, essere docili strumenti di un Amore perfetto.

Federico Violo
Presidente Società
di San Vincenzo de’ Paoli
ACC di Alessandria