Prima di partire proviamo a farci qualche domanda

L’editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo questo numero di Voce con l’intervista a don Giuseppe Bodrati, moderatore della curia diocesana. Da lui ci siamo fatti raccontare il nuovo inizio dei nostri uffici pastorali, riorganizzati in cinque aree tematiche (se ricordate, ne avevamo già parlato nel numero scorso pubblicando il relativo decreto).

Il cuore del dialogo tra me e don Beppe, che non si tira mai indietro (neanche di fronte alle domande più scomode), sta proprio nel significato del “fare pastorale” oggi nella Chiesa: «Significa trovare strumenti concreti perché il Vangelo di Gesù Cristo diventi efficace nella vita delle comunità» ha esordito don Bodrati, che ha poi chiarito il suo pensiero facendo anche degli esempi. Ovviamente questa risposta, pur ricca di contenuti, non esaurisce l’argomento ma è un punto di partenza.

Che cosa voglia dire «trovare strumenti concreti perché il Vangelo di Gesù Cristo diventi efficace nella vita delle comunità» è veramente una sfida importante, che forse implica un piccolo esame di coscienza. Intanto, abbiamo a che fare con il Vangelo: è solo un libro, o è qualcosa di vivente? È sufficiente leggere, o meditare, la Parola di Dio, affinché essa sia efficace, oppure c’è anche altro? E poi non dovremmo dare per scontata la «vita delle comunità», giustamente evocata da don Beppe.

Mi chiedo (e chiedo anche a voi, care lettrici e cari lettori): di quale vita stiamo parlando veramente? C’è davvero una vita attraente, in senso cristiano, là dove siamo? E cos’è la comunità? La parrocchia, l’associazione, il gruppo? Sappiamo bene che tante persone non vivono una dimensione di comunità, anche all’interno della Chiesa… che facciamo, le lasciamo andare? E per quale motivo dovrebbero coinvolgersi e partecipare? Ecco, per aiutarci nel cammino forse potremmo cominciare a darci delle risposte. Aggiungerei: delle risposte oneste, possibilmente.

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