Aiuto, mio figlio ha i pidocchi!

La pediatra risponde

L’iter classico è all’incirca questo: il bambino si gratta un po’ la testolina ma voi gli fate lo shampoo quattro volte a settimana e non ci date più di tanto peso. Quando d’improvviso dalla scuola arriva la temutissima comunicazione “Caso di pediculosi in classe”: non si nomina mai il nome del primo “untore” ma in caso lo si scoprisse, partirebbe lo stigma sociale, che si aggiunge al tedio di dover applicare lozioni e passare il capello al setaccio di pettinini vari. Ma cosa sono realmente questi pidocchi e come affrontarli? Lo abbiamo chiesto alla nostra pediatra di fiducia dottoressa Sabrina Camilli.

Dottoressa, iniziamo dalle basi: ma cosa sono i pidocchi?
«In passato forse più di oggi si è collegata la presenza dei pidocchi sulle testoline dei bimbi a un indice di scarsa igiene personale. Invece così non è: può colpire chiunque. Soprattutto, mi preme dirlo, non è veicolo per altre malattie e non è pericolosa. Il nome preciso dell’infestazione è “Pediculosi” ed è determinata dall’attaccamento di piccoli insetti parassiti a capelli e peli. Il pidocchio della testa (scientificamente denominato Pediculus capitis) è un piccolo parassita lungo 2-3 mm che vive sul cuoio capelluto e si nutre di sangue. La femmina vive tre settimane, durante le quali deposita 8-10 uova al giorno, dette “lendini”. Queste ultime si presentano con una forma un po’ allungata: la loro dimensione è minore di una capocchia di spillo, sono bianche traslucide o beige. Sono fortemente attaccate da una sostanza vischiosa, al massimo a un centimetro dalla radice del capello, prevalentemente dietro le orecchie, alle tempie e alla nuca. La forfora può essere confusa con le uova ma si rimuove molto più facilmente: questo ci fa capire se siamo di fronte a una desquamazione del cuoio capelluto o a un caso di pediculosi».

E dopo la comparsa delle lendini, che cosa succede?
«Dopo una settimana, massimo 10 giorni, le uova si schiudono e da esse escono nuovi parassiti. Senza il nutrimento del sangue e il calore i pidocchi non sopravvivono, questo è bene ricordarlo. Il contagio è interpersonale, per contatto diretto: più frequentemente avviene in famiglia o a scuola. Molto più raro è il contagio attraverso pettini, spazzole o la biancheria».

Quali sono i sintomi?
«Il sintomo comune e conosciuto, come sappiamo, è il prurito intenso e le lesioni da grattamento, ovvero i graffi che possono a loro volta infettarsi. Inoltre c’è un altro campanello d’allarme da tenere presente: possono gonfiare i linfonodi dietro alle orecchie».

Zelia Pastore