Come si fa a vivere la morte?

L’editoriale 

Care lettrici, cari lettori,

il Paginone di questo numero è dedicato alla morte. Con che coraggio si può affrontare un tema così scomodo? La risposta è nelle pagine 8 e 9, dove vi raccontiamo l’approccio alla morte di tre persone tra loro diverse, ma con un aggancio in comune. La fede, direte voi? No, non immediatamente (anche se la fede c’entra, eccome). No, il punto in comune è la realtà: la realtà è la prima maestra dell’esistenza. Lasciatemelo dire: la realtà è la prima maestra della fede. Perché? Perché Cristo è nella realtà. Anzi, di più, come ebbe l’ardire di scrivere San Paolo nella seconda Lettera ai Colossesi: «Ma la realtà invece è Cristo!» (Col 2,17).

La realtà è Cristo! Lo ha ribadito anche papa Francesco nella “Christus vivit”, al punto 124: «Egli vive! Occorre ricordarlo spesso, perché corriamo il rischio di prendere Gesù Cristo solo come un buon esempio del passato, come un ricordo, come qualcuno che ci ha salvato duemila anni fa. Questo non ci servirebbe a nulla, ci lascerebbe uguali a prima, non ci libererebbe. Colui che ci colma della sua grazia, Colui che ci libera, Colui che ci trasforma, Colui che ci guarisce e ci conforta è qualcuno che vive. È Cristo risorto, pieno di vitalità soprannaturale, rivestito di luce infinita».

E al punto 125: «Se Egli vive, allora davvero potrà essere presente nella tua vita, in ogni momento, per riempirlo di luce. Così non ci saranno mai più solitudine e abbandono. Anche se tutti se ne andassero, Egli sarà lì, come ha promesso: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Egli riempie tutto con la sua presenza invisibile, e dovunque tu vada ti starà aspettando». Solo Qualcuno presente nella nostra vita, in ogni momento, può accompagnarci a vivere la morte. Un «ricordo del passato» non può reggere il dramma di ognuno di noi. Abbiamo coscienza di questo, nella nostra giornata?

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