C’è ancora la solidarietà?

Il punto di vista

Lunedì 24 ottobre rivedo su Tv 2000 il film “Karol, un Papa rimasto uomo” (San Giovanni Paolo II) e mi commuovo per tutte le sue tribolazioni affrontate coraggiosamente, soprattutto per il suo lungo e ricco ministero apostolico svolto in Italia e all’estero. La sua Polonia ritorna alla mente in un burrascoso periodo quando, il 17 settembre 1980, sorge il sindacato autonomo dei lavoratori in seguito agli scioperi nei cantieri navali di Danzica e guidato inizialmente da Lech Walesa, premio Nobel per la pace nel 1983 e in seguito Presidente della Repubblica di Polonia negli anni 1990-1995.
Solidarnosc (Solidarietà) inizia come organizzazione clandestina, ma presto s’impone come movimento di massa e luogo fondamentale d’incontro delle opposizioni di matrice cattolica e anticomunista al governo centrale. La sua fondazione costituisce un grande evento nella storia non solo polacca, ma dell’intero blocco orientale. Riscuote successo perché ha il supporto di un gruppo di intellettuali dissidenti che si dà il nome di Comitato di difesa degli operai, sceglie la nonviolenza e ha la capacità di far leva sull’identità cattolica del popolo polacco.
In tutto questo si ritrovano gli ideali di papa Giovanni Paolo II che tanto ama il suo Paese. «Non abbiate paura!»: ancora oggi quel grido trafigge il cuore e la mente.
Io penso che sia anche un invito alla solidarietà non facile da realizzare in un mondo più propenso all’individualismo e all’egoismo. Nel tempo in cui viviamo, come nel passato, c’è però ancora la solidarietà e ci sarà anche in futuro.
Guardiamoci intorno. A passeggio per una strada nel centro della città, una vecchietta tutta curva porta due borse della spesa, fa fatica e ogni tanto si ferma accanto ad una panchina per riposarsi.
Una giovane donna guarda e si avvicina. «Posso portare io queste borse? Sono un po’ pesanti…». Lei sorride e ringrazia.
In un giardino pubblico una mamma è in difficoltà perché non riesce a calmare suo figlio disabile che grida e corre. Un baldo giovane lo ferma risoluto, gli prende la mano e insieme camminano verso quella mamma spaventata che riprende a sorridere riconoscente.
L’amica anziana è sola in casa, la sua salute è precaria, ha bisogno di compagnia per parlare un po’. Ringrazia per i piccoli servizi che le persone di buona volontà le offrono, si emoziona per l’affettuosa attenzione nei suoi riguardi.
In un oratorio parrocchiale, uno per tutti e tutti per uno, bambini, ragazzi e adulti insieme per condividere gioie e fatiche.
In Chiesa: occhi che guardano, orecchie che ascoltano. «Scambiatevi un segno di pace», con le mani alzate, ma niente abbracci e baci, il covid ancora circola indisturbato. Solidarietà con te, fratello e sorella nella fede in Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore!
E così sia!

Adriana Verardi Savorelli