Quando arrivarono gli ebrei

Alessandria racconta

I primi ebrei giunsero ad Alessandria nel XV secolo, forse provenienti dal Ducato di Savoia, dove erano stati appena emanati da Amedeo VIII gli “Statuta Sabaudiae”, che imponevano una serie di limitazioni ai contatti tra ebrei e cristiani. La loro presenza in città è testimoniata da una dichiarazione del vice Rabbino Raffael Baruch Amar del Tishrì che nel 1815 affermava di essere stato chiamato a esaminare una pietra posta vicino ad una finestra in una casa diroccata vicino al fiume Bormida su cui era incisa la seguente frase: «Questa lapide sepolcrale è stata posta / per la signora Hanà di Elia Con / di beata memoria morta il giorno 3 Tisrì 5237 / riposi in pace». La data ebraica dovrebbe corrispondere al 30 settembre 1476 del calendario gregoriano.
Gli Sforza (all’epoca Alessandria apparteneva al Ducato di Milano) non si opposero all’insediamento degli ebrei in città. In cambio, però, pretesero il pagamento di un ingente tributo. L’ostilità della cittadinanza alessandrina era comunque palese. Si registrarono, infatti, parecchi disordini che costrinsero le milizie degli Sforza a intervenire con durezza.
Finalmente, nel 1490, venne stipulata una convenzione (da rinnovarsi ogni dieci anni) che sancì il diritto di residenza degli ebrei ad Alessandria. Secondo quanto sostiene Fabrizio Quaglia, autore del libro “Il recinto del rinoceronte.
I giorni e le opere degli ebrei ad Alessandria prima dell’emancipazione del 1848”: «È l’epoca della famiglia Kohen con a capo quell’Avraham che si fece realizzare un Salterio da due dei maggiori copisti e miniatori contemporanei suoi correligionari e del quale la figlia sposò Moise dal Castellazzo, rampollo di un rabbino tedesco e futuro pittore e incisore apprezzato dalle corti del nord Italia».
Quindi, Avraham b. Yosef ha-Konen, di origine askenazita, sarebbe persona diversa da Abramo, figlio di Giuseppe Vitale dei Sacerdoti, che alcuni studiosi, tra cui Aldo Perosino, ritengono essere stato il primo ebreo a giungere ad Alessandria, proveniente dalla vicina Francia, e autorizzato ad aprire un banco di pegni. Ad avviso di Quaglia, i Vitale, di origine spagnola, sarebbe arrivati più tardi a seguito della promulgazione, nel 1492, del decreto dell’Alhambra, con cui i sovrani di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona, sancirono l’espulsione delle comunità ebraiche dai loro regni e possedimenti. Alla famiglia Vitale si sarebbe affiancata, nella metà del XVI secolo, la famiglia Levi.

Mauro Remotti