Beni culturali
«La biblioteca storica della nostra Diocesi è una delle realtà cittadine più belle». Ad affermarlo è don Marco Camillo Visconti (nel tondo), sacerdote dell’Unità pastorale Valenza-Collina, che dal 2018 è direttore della biblioteca del seminario diocesano, all’interno del Collegio Santa Chiara di via Inviziati ad Alessandria. «La nostra biblioteca si divide in due parti: la prima è storica, la seconda è moderna» spiega don Marco. A cui chiediamo di approfondire l’argomento.
Don Marco, quando e come nasce la biblioteca diocesana?
«Si tratta di una delle realtà culturali più antiche della città di Alessandria. È datata 1774, e nacque per volontà di Giuseppe Tommaso De Rossi, vescovo illuminato, che aveva pensato a una biblioteca aperta al pubblico e non solo al clero e ai seminaristi. Questa era una grossa novità. Inoltre, De Rossi ha pensato alla costruzione di questa biblioteca recuperando i testi e il patrimonio dopo la soppressione dell’ordine dei Gesuiti. A questi, di seguito, si sono sommati i fondi di altri personaggi ecclesiastici alessandrini, tra i quali lo stesso De Rossi, Paez, Chenna e Lazari. E poi di altre realtà religiose soppresse, come i Cappuccini di Nizza Monferrato, di Alessandria e di Casale».
Non è stato facile realizzarla, dunque. Come mai?
«Ha avuto grossi problemi nella realizzazione. Verrà aperta al pubblico successivamente solo da monsignor Fernando Charrier. Tra le problematiche per la realizzazione di questo progetto, sicuramente c’è stata la morte del De Rossi, e le idee non illuministiche del suo successore. Ma anche la soppressione temporanea della Diocesi di Alessandria, accorpata a quel tempo a quella di Casale, e gli eventi napoleonici. Senza contare che la biblioteca fu colpita dall’alluvione del ’94, che danneggiò circa 1.500 volumi antichi. Tra questi, ben nove incunaboli. La disgrazia dell’alluvione portò paradossalmente a valorizzare il patrimonio, che venne poi collocato nei piani superiori del Santa Chiara. Dove si trova tuttora, dopo essere stato catalogato e messo a disposizione».
Cosa troviamo all’interno della biblioteca storica?
«Per quanto riguarda la biblioteca storica, il patrimonio complessivo della collezione consiste in circa 23 mila volumi: dagli incunaboli, tra i quali uno dell’alessandrino Merula, e diversi libri antichi che vanno fino all’Ottocento. Si conservano anche pergamene e frammenti di esse del Duecento e Trecento. Sono libri non solo di carattere religioso (teologia, morale, biblica, predicabili), ma anche di altre materie come matematica, geografica, storia, scienze. Molti di questi volumi sono da considerarsi come rari, sia a livello locale, sia a livello nazionale. Inoltre, abbiamo anche alcune curiosità legate alla storia locale o a personaggi alessandrini, come Parnisetti. Si conservano anche libri che a suo tempo furono messi all’indice. Tutto è rintracciabile su libriinlinea.it, portale delle biblioteche piemontesi. A questo proposito, mi sembra doveroso sottolineare come l’immenso lavoro sia stato fatto grazie a contributi ed eseguito dalla cooperativa “Arca”, che da anni si occupa della biblioteca».
La biblioteca moderna, invece?
«A tale proposito, recentemente, il Delegato vescovile per i Beni culturali ha disposto che si proceda a una razionale sistemazione di tutto il contenuto a iniziare dal “fondo Charrier”, la massa libraria che l’allora vescovo di Alessandria, per volontà testamentaria, ha disposto che fosse versata nella biblioteca moderna. È un lavoro che impegnerà molto tempo e che dovrà essere preceduto da una selezione generale di tutti i volumi».
Siamo alle porte del 2023: non è un po’ anacronistico parlare di libri antichi risalenti a centinaia di anni fa?
«Non dobbiamo vedere questo patrimonio come qualcosa di immobile o di “estetico”. Le bellezze (stampe, rilegature) non sono certamente da sottovalutare, ma il libro antico è qualcosa di vivo che continua a comunicare qualcosa al lettore, una mole di materiale utile agli storici e agli studiosi. Per noi è importante che gli alessandrini conoscano la nostra realtà e per questo cercheremo di trovare occasioni per metterla in mostra».
A partire dalle pagine di Voce.
«Sì, e per questo di volta in volta presenteremo ai lettori di Voce un’opera della nostra biblioteca».
Alessandro Venticinque