Nulla è mio, tutto è mio. E cioè?

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

l’intervista di questa settimana è al Delegato vescovile ai Beni culturali della Diocesi, il professor Luciano Orsini. Un’intervista doverosa: la nostra Diocesi è ricca di tesori inestimabili. Non è una esagerazione: leggete bene, e converrete con me che il “viaggio” alla scoperta dei nostri Beni culturali è appena iniziato. Sui prossimi numeri di Voce vi illustreremo, puntata dopo puntata, il patrimonio di fede, arte, storia e tradizione diocesane affidato alle sapienti mani del professor Orsini. Che così spiega il compito suo e dei suoi collaboratori: «Il nostro è il consapevole ruolo di chi mette a disposizione delle prossime generazioni quello del quale noi siamo esclusivamente “provvisori responsabili”».

È molto bella questa immagine di “provvisori responsabili“: in fondo, indica la situazione di ognuno di noi. Tutto è “nostro”: non perché lo possediamo (e dunque ne possiamo fare quel che vogliamo), ma perché ci è affidato da Qualcuno per essere ben amministrato. Quante parabole evangeliche ci ricordano questa responsabilità… e se la accettiamo può far fiorire i talenti, nostri e degli altri! Mi viene in mente un episodio che mi fu raccontato da un sacerdote molto caro.

In breve: don Enrico Galbiati (1914-2004), docente di Sacra Scrittura, poi anche di Teologia orientale e infine prefetto della Biblioteca Ambrosiana a Milano, dal terrazzo del seminario di Venegono, in una serata bellissima, di fronte allo spettacolo delle Alpi dal Monviso fino al Monte Rosa disse al mio amico, allora seminarista: «Vedi, tutto questo è mio. Per adesso lo lascio lì, perché…». Sembra una battuta, ma non lo è… anzi, è il paradosso cristiano, che spiega più di mille elucubrazioni (anche teologiche) che cos’è la liberazione portata da Cristo: se niente è nostro, tutto diventa nostro. Chi ha dei figli, questa esperienza la fa quotidianamente.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

Leggi anche gli altri editoriali: