Monsignor Gallese: «La nostra gente merita il vostro aiuto»

Domenica 12 giugno Alessandria alle urne per le Comunali

Domenica 12 giugno si andrà alle urne per eleggere il nuovo primo cittadino di Alessandria. Sabato 28 maggio, a Palazzo Inviziati, il nostro vescovo ha incontrato i candidati sindaco, ai quali ha risposto alle loro domande e ha lanciato un appello finale. Ve lo riproponiamo, come “guida” per il voto di domenica.

Dal suo punto di osservazione, quali sono i problemi più imminenti per la nostra città?

«Il mio punto di vista è quello di un pastore, quindi un angolo di osservazione molto particolare, poco tecnico. Certamente, nella mia azione tengo d’occhio la realtà del mondo circostante, però il punto cruciale sta su altri piani. Quello di cui Alessandria ha bisogno, più di ogni cosa, è l’amore. Una tema di cui non si parla oggi, non è di moda. Ma l’amore è quello che manda avanti la realtà, il mondo, anche dal punto di vista fisico, non dimentichiamolo. Ad Alessandria c’è bisogno di un’attenzione che vada al di là dei singoli programmi, dei singoli bisogni. Quelle necessità che sono presenti, e su cui sono decisamente meno competente, perché il mio sguardo non è “affinato” da questo punto di vista».

La Diocesi intende potenziare le case di riposo a conduzione religiosa, che sono quelle più a “misura d’uomo”?

«La Diocesi da questo punto di vista segue i carismi delle congregazioni religiose. Quindi sono loro che si inseriscono in questo percorso, laddove hanno delle competenze, delle capacità e delle possibilità anche vocazionali. Da questo punto di vista, come Diocesi, cerchiamo semplicemente di tenere una rete di collegamento, di affrontare i problemi che si pongono alla base».

Alessandria vanta uno dei campanili più alti e importanti d’Italia: sarebbe disponibile a collaborare con l’amministrazione comunale per renderlo un punto di attrazione culturale, turistica e identità collettiva della città?

«Sì, ci stiamo pensando da tempo: è il terzo campanile più alto d’Italia. Spero davvero che saremo in grado di valorizzarlo come punto di attrazione. Ricordo che il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Parolin, quando è venuto ad Alessandria e ha visto la chiesa di Bosco Marengo e la nostra Cattedrale, non finiva più di elogiarle. Io stesso, quando sono venuto in città prima della consacrazione episcopale, ho visto la nostra Cattedrale e sono rimasto tramortito dalla sua bellezza. Ricordo di aver detto a don Gianni Toriggia: “Ma è bellissima questa chiesa”. E lui rispose: “Ma Eccellenza, è la sua Cattedrale!”».

Cosa propone per rendere il tessuto sociale della città più coeso?

«Ci stiamo provando, guardando in casa nostra dove non siamo dei campioni, purtroppo. Stiamo facendo un cammino sinodale: Sinodo vuol dire proprio camminare insieme. Dal momento che passiamo alle Unità pastorali, le parrocchie agiscono in concerto, insieme e non individualmente su un territorio più piccolo, condividendo sacerdoti, catechisti e operatori pastorali. Si tratta di un cammino faticoso, ma nello stesso tempo molto bello. Ogni anno, a Natale invito le varie categorie in Vescovado, per farmi raccontare come hanno vissuto l’anno, per ascoltare le persone: la trovo un’esperienza molto arricchente e spero che queste occasioni di ascolto reciproco, dialogo, scambio, si moltiplichino dentro il nostro territorio».

Attraversiamo un periodo di paure e preoccupazioni sociali ed economiche. La Chiesa in che modo può agire?

«Noi ci stiamo provando. Con il Covid abbiamo cercato di darci disponibili, per quanto possibile e consentito dalla situazione di emergenza. Ho avuto collaboratori molto generosi, come il cappellano dell’Ospedale e tanti altri parroci. Sulla guerra abbiamo allestito quattro nuclei abitativi a Bassignana e stiamo ragionando su come riuscire a estendere sempre di più l’accoglienza. Dal punto di vista istituzionale non è facilissimo, perché a volte gli spazi che abbiamo non sono a norma. Però ogni cosa la faremo volentieri. Ho cercato di fare qualcosa anche dal punto di vista spirituale durante la fase acuta della pandemia, con le “pillole antivirus”. Sicuramente lo faccio con la preghiera e voglio dire anche ai candidati che, come l’attuale sindaco ben sa perché gliel’ho ripetuto allo sfinimento, abbiamo il compito di pregare per coloro che ci amministrano. Non ci è chiesto di fargli guerra, ma pregare ed essere i primi a vivere questa cooperazione positiva».

Questo il saluto finale di monsignor Gallese

«Vi saluto ringraziandovi della vostra presenza. Vi chiedo di lasciarci fare il bene, dove è possibile. Cercate di facilitare la concretizzazione del bene operato dai cittadini, cercando di rimuovere gli ostacoli. Non solo per noi, ma per tutti quelli che fanno il bene in città. Perché la nostra gente è brava a fare il bene: merita il vostro aiuto e “incoraggiamento”».

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