Latinista anche tu?

“Collezionare per credere” di Mara Ferrari

La lingua latina ci ha lasciato in eredità numerose tracce che dimostrano la sua indiscussa vitalità. In effetti coloro che l’hanno dichiarata morta da tempo si sorprendono dell’insolita frequenza con la quale espressioni latine ricorrano nel vocabolario quotidiano. Massime, versi poetici, aforismi, motti di spirito, locuzioni giuridiche e quant’altro ci fanno fare sempre i conti con il latinorum del mitico Don Abbondio

Anche il collezionismo ha, nel tempo, radunato lo scibile latino in piccole e grandi raccolte, manuali in versione pocket, come il “Cum grano salis” edita da Vallardi, collana Domino, che con un po’ di fortuna si può scovare in mercatini e librerie, a mo’ di “tesori di carta”. Oppure il bestseller “Siamo tutti latinisti” di Cesare Marchi, la cui sinossi ci conferma quanto premesso. “A teatro si chiede il bis, la squadra di calcio cerca uno sponsor, i referendum devono raggiungere il quorum, l’assicurazione prevede bonus e malus, l’imputato cerca di procurarsi un alibi…”.

Anche se non ce ne accorgiamo, le nostre conversazioni quotidiane sono spesso e volentieri infarcite di espressioni latine e C. Marchi presenta quelle parole e frasi della lingua latina che, con maggiore frequenza, compaiono nel nostro quotidiano e ci accompagna in maniera divertente a esplorare i legami che uniscono l’italiano (e non solo) al latino. Per chi non lo ha mai studiato, per chi lo ha dimenticato, per chi vuole sapere di più di questa lingua definita ormai morta sulla carta, ma che continua a godere di ottima salute si trovano sfiziosi vademecum in rete, che radunano motti e aforismi vari.

Per un pronto intervento prettamente scolastico, al contrario, segnalo il manuale di recente uscita “Instant Latino” (Gribaudo editore) della giovane e brillante docente universitaria Stella Merlin, che ha saputo valorizzare questa lingua, per esempio, con un’ironica enigmistica. Per concludere, il motto da collezione “L’arte per l’arte” (“ars gratia artis”): è stato ripreso dalla compagnia cinematografica hollywoodiana “Metro Goldwyn Mayer” che, nel 1924, assunse come simbolo, il leone ruggente inserito in un cerchio sul quale figura appunto questa espressione latina.

Anche sullo stemma della nostra città se ne legge una e Matteo Zaccaro, che studia latino a “La Sapienza” di Roma e che ha già all’attivo la stesura di un componimento nella lingua di Cicerone, sa bene cosa significa il motto che si addice alla situazione odierna!

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