“Alessandria racconta” di Mauro Remotti
Il 6 ottobre 1745, nel corso della campagna militare italiana della Guerra di successione austriaca, le truppe franco-spagnole al comando del generale Maillebois attaccarono Alessandria. Dopo una resistenza durata soltanto pochi giorni, il governatore sabaudo Ignazio Caraglio ritenne opportuno ritirarsi con l’intera guarnigione nella nuova Cittadella. L’assedio (di cui si è già parlato nel n.31 del 2018 di Voce) durò ben cinque mesi sino all’intervento liberatorio dei soldati austro-piemontesi.
Nelle Memorie dell’Accademia delle Scienze di Torino si legge che il marchese Caraglio: «durante il blocco, dopo aver venduto quanto aveva di prezioso per pagare i soldati, trovandosi privo affatto di numerario, fece battere moneta da soldi 10 di puro rame». Sul dritto compariva un’aquila spiegata e coronata con scudo sabaudo in petto, mentre sul lato opposto, fra due rami, era impressa la scritta: “Bloc. Arcisalex. Gub. Marchio de Caralio 1746”, Le monete (che avevano il valore di mezza lira) vennero coniate nel mese di novembre da alcuni ufficiali svizzeri della guarnigione mediante stampi preparati dal cav. Joannini, intendente generale per la città e la provincia di Alessandria.
Di questa tipologia sono conosciuti anche esemplari in argento (forse prove di conio ovvero falsi posteriori). Nel Gigante. Catalogo nazionale delle monete italiane dal ‘700 all’euro viene evidenziato che nonostante siano state compiute ricerche sia presso il Municipio di Alessandria sia all’Archivio di Stato in Torino, non è stato possibile rintracciare l’ordine di battitura.
Inoltre, in alcuni manoscritti riguardanti il diario dell’assedio di Alessandria è riportato che a Joannini fu chiesto di «lavorare gli stampi» per battere «dei pezzi da 5 soldi e altra moneta». Sebbene non siano stati rinvenuti né gli originali né le copie di questi ordini, si potrebbe ipotizzare che durante l’assedio, oltre alle pezze da 10 soldi, siano state battute anche quelle da 5 soldi delle quali comunque non è stato ritrovato o segnalato alcun esemplare.
Nel libro Gli Assedi e le loro monete (491-1861), il noto numismatico Mario Traina sostiene che: «le monete ossidionali di Alessandria del 1746 sono rare: infatti, una volta finito il blocco, esse vennero ritirate e rimborsate (e probabilmente fuse nella zecca di Torino). Se ne salvarono solo pochi esemplari…». Attualmente, si trovano in vendita dei ‘riconi’ di solito ben conservati, però facilmente distinguibili dai 10 soldi autentici osservando il rigonfiamento presente nei campi.
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