Diversità, bene prezioso

“Il mondo a 13 anni” di Sara Piscopello

La nostra società utilizza dei parametri sociali di normalità uguali per tutti, senza fare distinzioni di quello che è la singolarità intesa non solo nell’aspetto fisico o caratteriale, ma anche i vari livelli di conoscenza e di possibilità dell’individuo. Ognuno di noi ha delle doti, delle lacune, ci sono persone portare alla manualità, altre ai pensieri astratti all’uso della logica. Ognuna di queste persone sviluppa attitudini per alcune attività o materie diverse da altri. Tutto questo non è indice di livelli inferiori, di incapacità o di disabilità.

Dopo la lezione affrontata a scuola sulle disabilità, ho imparato nuovi termini e ho imparato a usarli nel modo corretto. Prima pensavo che handicap significasse la disabilità di una determinata persona, ma ho scoperto che si dice “Bes“.

L’handicap è quello che ti crea la società, un esempio di handicap è una rampa di scale (barriera architettonica) che un persona in sedia a rotelle non riuscirebbe a superare. Ho scoperto che esistono diverse dsa (acronimo di “disturbo specifico dell’apprendimento“), come la dislessia, disortografia, disgrafia e la discalculia. Per aiutare un ragazzo che ha la discalculia il miglior mezzo sarebbe la calcolatrice, per chi invece è disgrafico e disortografico un computer con un sistema che corregga ogni errore di grafia sarebbe l’aiuto più efficace. Oltre a imparare come usare questi termini ho capito che non bisogna avere pregiudizi, quindi non avere del pregiudizio sulle persone che hanno una disabilità, ma in generale con nessuno.

La dimostrazione più lampante di quanto anche una disabilità può essere un punto di forza lo possiamo vedere nella grande realizzazione delle paralimpiadi, dove molti atleti hanno saputo adattare il loro corpo, che aveva subito delle modifiche strutturali o anatomiche, e diventare grandi atleti da competizione: per esempio Alex Zanardi, un paraciclista che ha perso le gambe durante una gara automobilistica nel 2001. Una grande donna è Simona Atzori, che è nata senza braccia: questo non ha fermato la sua voglia di dipingere e ballare, crede che Dio le abbia dato questo dono e che se fosse nata con le braccia avrebbe avuto molta difficoltà nel fare le cose che fa quotidianamente. Questo vi fa capire quanto una disabilità non deve essere oggetto di pregiudizio, ma di grande ammirazione.

Nel mio ruolo di adolescente, posso coinvolgere dei ragazzi con delle disabilità fisiche a partecipare a lezioni di danza o corsi di teatro per imparare a conoscere meglio la propria fisicità con i limiti che ne comporta, oppure posso essere d’aiuto nello svolgere i compiti con ragazzi con approcci diversi al calcolo e allo studio. Basta davvero poco per abbattere le barriere e fare integrare le persone, un po’ di accortezza, di intelligenza, un pizzico di sensibilità e tanta voglia di scoprire gli altri come parte diversa da noi. Ma uguale a noi.

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