Intervista al nostro Vescovo, monsignor Guido Gallese
Eccellenza, comincerei l’intervista con questo Natale “Omicron”. Ogni giorno esce fuori una variante… Il Signore è un po’ arrabbiato con noi?
«Mah… Una volta ricordo che, dialogando con dei giovani, una ragazza se la prese con il Signore perché un suo amico era morto in un incidente. Io le risposi così: “Tu hai visto Dio che faceva cadere il tuo amico dalla moto?”. Il male non è entrato nel mondo per volontà di Dio, ma per invidia del demonio. Così dice il Libro della Sapienza: la morte Dio non l’ha voluta, e di fronte a questa Lui ha trovato un rimedio. L’uomo, se vuole essere tale, deve usare intelletto, volontà e fare delle scelte. Uno potrebbe dire: “Quali scelte si possono fare con il Covid?”. Ma qui sta la genialità di Dio, che ha mandato suo Figlio per permettere all’uomo di fare comunque delle scelte libere, giuste e vincenti. Libere, affinché abbiano un effetto nella Storia senza condizionare la libertà di chi viene, lasciandola intatta. Il mondo va avanti con questa specie di setaccio, che sono i problemi e le grane che abbiamo… un setaccio di fronte al quale possiamo reagire in tantissimi modi differenti. Credo che questa sia la condizione nella quale ci troviamo, di fronte a un virus che fa parte delle cose negative “infilate” nella Storia a causa del peccato. E noi siamo chiamati e provocati nella nostra libertà e nella nostra intelligenza a reagire nel modo migliore».
Lei che scelte sta facendo per questo Natale? Come ci sta arrivando e cosa sta aspettando?
«Per me è un momento molto pasquale, in realtà sto vivendo fuori dal mio Tempo Liturgico (sorride), perché sto vivendo tante croci. Ma il pensiero natalizio che mi attraversa è questo: Dio entra silenziosamente nella Storia, in un modo che passa inosservato di fronte all’uomo e di fronte ai potenti, e solo alcuni se ne accorgono. Se Gesù Cristo venisse oggi, non ne troveremmo traccia sui media…».
E come si fa a riconoscerLo?
«Con l’incontro personale. Questo è lo stile di Dio, ti coinvolge in un disegno che cambia la Storia dell’uomo in modo silenzioso. E questo cambiamento avviene attraverso quell’atto che ha cambiato la Storia dell’umanità: è l’atto sacerdotale di Cristo, che noi siamo chiamati a incarnare nella originalità e individualità delle nostre vite personali giorno per giorno. Fare di ogni boccone, ogni tozzo, ogni parcella di vita una gemma straordinaria: questa “gemmificazione” del tutto avviene attraverso l’esercizio del nostro sacerdozio, che rende preziosa ed eterna ogni cosa, e che vive in un’interazione profonda con lo Spirito Santo. Questo si traduce in un’appartenenza profonda alla Chiesa, che è il luogo dello Spirito; in un ascolto profondo della Parola, e in un orientamento e un’offerta di tutta la nostra vita al Padre che è nei Cieli».
Nel Vangelo leggiamo: «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1,14). Non crede che di questa “carne”, di questa Presenza, si parli un po’ poco, privilegiando la Parola?
«Io parlo spesso di carnalità e corporeità, del fatto che la salvezza passa attraverso un corpo. In questo periodo, dopo aver scritto la Lettera pastorale, ho commentato la Lettera ai Romani, quell’offrire “i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”. E ancora: “È questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. A Natale festeggiamo la Parola che si è fatta carne, non festeggiamo la Parola e basta».
Eccellenza, sotto l’albero lei cosa vorrebbe trovare?
«Sotto l’albero? Vorrei trovare la pace. La mia, quella della mia Chiesa, quella del mondo. Una pace che ha un’estensione universale, partendo dalla mia, che non è origine delle altre, ma è quella più prossima. La mia pace la trovo soltanto quando riesco a fare di ogni attimo di vita un’offerta amorosa: frutto di un cammino spirituale, non solo sociale o sociologico. Bisognerebbe che il mondo si accorgesse di Cristo per trovare questo frutto della pace. Perché Gesù ci lascia la sua pace, ma non come la dà il mondo. E questo sappiamo che non succederà, fino a un certo punto della Storia».
Un augurio ai sacerdoti della Diocesi?
«L’augurio per i miei confratelli è lo stesso per me: che abbiano la forza eroica del martirio, cioè della testimonianza di Cristo, che oggi chiede un mettersi in gioco particolarmente doloroso e scomodo. Quindi chiedo per loro, come per me, questo dono della testimonianza, la martyria».
E ai laici?
«Il dono della partecipazione alla Chiesa in modo pieno, non parziale, come se si fosse in un “supermercato” in cui prendere solo quello che piace… E anche che siano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Auguri di un Santo Natale a tutti!».
Andrea Antonuccio
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