Il pianeta che speriamo: ambiente, lavoro, futuro

La 49a Settimana sociale dei cattolici italiani

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Lavoro, ambiente, futuro. Queste sono le tre parole chiave della 49a edizione delle Settimane sociali dei cattolici italiani che si è svolta dal 21 al 24 ottobre a Taranto.

Nate nel 1907 per iniziativa del Beato Giuseppe Toniolo si svolsero per la prima volta in quell’anno a Pistoia. Proseguirono poi fino al 1933, riprendendo poi nel 1945 alla fine del secondo conflitto mondiale. Appuntamento fisso fino al 1970, subirono una sospensione, per ripartire poi nel 1990, con il contributo anche del nostro vescovo Charrier.

Questo evento non vuole essere un normale “congresso”, ma un’esperienza ecclesiale per mettere insieme le esperienze dei territori, leggere la realtà ed essere annunciatori del Vangelo in questo tempo. L’edizione precedente si è svolta a Cagliari, dal 26 al 29 ottobre 2017, con tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale“.

Il tema del lavoro è ancora al centro dell’edizione 2021, legato a doppio filo con ambiente e futuro, in una città-simbolo come Taranto. Per la nostra Diocesi hanno partecipato, insieme con il nostro Vescovo, anche tre under 35: a loro la parola per raccontare questa esperienza. Buona lettura! [/box]

I numeri

  • Più di 900 | I rappresentati di Diocesi, associazioni e movimenti
  • 220 su 224 | Le Diocesi italiane rappresentate
  • 1/3 under35 | Quasi 300 i giovani presenti
  • 1/3 le donne | 300 le donne, la metà under35
  • 94 i vescovi | presenti a Taranto

I tre segnali del Papa

Cari fratelli e sorelle, saluto cordialmente tutti voi che partecipate alla 49a Settimana sociale dei cattolici italiani, convocata a Taranto. […] Questo appuntamento ha un sapore speciale. Si avverte il bisogno di incontrarsi e di vedersi in volto, di sorridere e di progettare, di pregare e sognare insieme. Ciò è tanto più necessario nel contesto della crisi generata dal Covid, crisi insieme sanitaria e sociale. […] C’è un desiderio di vita, una sete di giustizia, un anelito di pienezza che sgorga dalle comunità colpite dalla pandemia. Ascoltiamolo. È in questo senso che vorrei offrirvi alcune riflessioni che possano aiutarvi a camminare con audacia sulla strada della speranza, che possiamo immaginare contrassegnata da trecartelli”.

Il primo è l’attenzione agli attraversamenti. Troppe persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione […] Sono volti e storie che ci interpellano: non possiamo rimanere nell’indifferenza. Questi nostri fratelli e sorelle sono crocifissi che attendono la risurrezione. La fantasia dello Spirito ci aiuti a non lasciare nulla di intentato perché le loro legittime speranze si realizzino.

Un secondo cartello segnala il divieto di sosta. Quando assistiamo a diocesi, parrocchie, comunità, associazioni, movimenti, gruppi ecclesiali stanchi e sfiduciati, talvolta rassegnati di fronte a situazioni complesse, vediamo un Vangelo che tende ad affievolirsi. Al contrario, l’amore di Dio non è mai statico e rinunciatario, «tutto crede, tutto spera» (1 Cor 13,7): ci sospinge e ci vieta di fermarci. Ci mette in moto come credenti e discepoli di Gesù in cammino per le strade del mondo, sull’esempio di Colui che è la via (cfr Gv 14,6) e ha percorso le nostre strade. Non sostiamo dunque nelle sacrestie, non formiamo gruppi elitari che si isolano e si chiudono. La speranza è sempre in cammino e passa anche attraverso comunità cristiane figlie della risurrezione che escono, annunciano, condividono, sopportano e lottano per costruire il Regno di Dio.

Un terzo cartello stradale è l’obbligo di svolta. Il Vescovo Tonino Bello, profeta in terra di Puglia, amava ripetere: «Non possiamo limitarci a sperare. Dobbiamo organizzare la speranza!». Ci attende una profonda conversione che tocchi, prima ancora dell’ecologia ambientale, quella umana, l’ecologia del cuore. La svolta verrà solo se sapremo formare le coscienze a non cercare soluzioni facili a tutela di chi è già garantito, ma a proporre processi di cambiamento duraturi, a beneficio delle giovani generazioni. Tale conversione, volta a un’ecologia sociale, può alimentare questo tempo che è stato definito “di transizione ecologica”, dove le scelte da compiere non possono essere solo frutto di nuove scoperte tecnologiche, ma anche di rinnovati modelli sociali.

Papa Francesco
Messaggio ai partecipanti alla 49ª Settimana sociale dei cattolici italiani

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