Ma chi sono i migranti ambientali?

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

su questo numero di Voce abbiamo dedicato molto spazio (copertina e paginone) alla 49ª Settimana sociale che si è tenuta a Taranto dal 21 al 24 ottobre. “Il Pianeta che speriamo: ambiente, lavoro, futuro”: questo il titolo del convegno che ha riunito ben 900 persone nella città pugliese, teatro di una lunga e drammatica questione ambientale (quella dell’Ilva, per intenderci).

Diciamoci la verità: il tema dell’ambiente e i suoi “derivati” (l’inquinamento dell’aria e delle acque, per esempio, o lo spreco di energia) non sembrano essere all’ordine del giorno nei nostri pensieri. Anzi, c’è chi lo ritiene un tema “minore”, per specialisti; e chi, addirittura, pensa che sia “sviante” rispetto alle reali questioni della fede (se non un modo, anzi una moda, per ridurre la fede stessa).

Confesso che anch’io, almeno fino a non molto tempo fa, ero un po’ titubante. Oggi però qualche domanda me la pongo: l’insistenza di papa Francesco sull’argomento non mi lascia tranquillo. Nel suo messaggio ai leader mondiali riuniti a Glasgow per la Cop26, il Santo Padre dice che «sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi climatica: oltre ai suoi sempre più frequenti e intensi impatti sulla vita quotidiana di numerose persone, soprattutto delle popolazioni più vulnerabili, ci si rende conto che essa è diventata anche una crisi dei diritti dei bambini e che, nel breve futuro, i migranti ambientali saranno più numerosi dei profughi dei conflitti».

I migranti ambientali? Non è facile cogliere l’importanza epocale di queste parole: ma se il Papa le pronuncia con questa forza, non posso (non possiamo) fare finta di niente. Ho l’impressione che Gesù Cristo c’entri con tutto questo: con il Bene dell’uomo, con la salvaguardia del Creato. Ne parleremo ancora, e più diffusamente, qui su Voce. Vogliamo capire. Per raccontare.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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