Vita della Diocesi
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] Domenica 3 ottobre, alla Messa delle 11, don Mario Cesario (che compirà 83 anni il prossimo 27 novembre) ha salutato la sua comunità della Parrocchia del Carmine. Gli abbiamo chiesto di raccontarci i motivi di questa scelta. [/box]
Don Mario, che rapporto hai con il Carmine?
«Sono stato “del Carmine” sin da quando da ragazzino giocavo lì al pallone, in mezzo alla polvere. Dopo le scuole medie sono entrato in seminario e nel periodo estivo stavo sempre lì, in parrocchia. Poi, nel 1964, l’Ordinazione sacerdotale. E la cosa bella fu che, su quattro Ordinandi, tre erano del Carmine: don Umberto, don Silvano e il sottoscritto. Ricordo la gioia della comunità nell’avere tre sacerdoti la cui vocazione era sbocciata proprio lì, al Carmine».
Ci racconti un po’ la tua vita sacerdotale?
«Dopo l’Ordinazione sono stato cinque anni a Bosco Marengo da viceparroco. E poi, sempre come viceparroco, mi sono trasferito proprio al Carmine, dal 1969 al 1972. Apro una parentesi: in quegli anni si giocava tutti al pallone… i ragazzi nella foga urlavano, e io con loro. Ricordo una signora che, infastidita dal chiasso, ci lanciava un catino d’acqua dal secondo piano. E io difendevo i ragazzi! Sono sicuro che quando sarò dall’altra parte la signora mi aspetterà col catino pieno d’acqua (ride)! Nel 1972, ti dicevo, lasciato il Carmine sono passato all’Ospedale psichiatrico, poi divenuto Dipartimento di Salute mentale, e dal 2000 sono all’hospice “Il Gelso”, come cappellano dell’Asl».
E al Carmine?
«Al Carmine sono tornato nel maggio del 1991: mio fratello don Agostino era stato nominato parroco, e io suo supporto. Questo è durato fino al 2017, quando sono stato diventato co-parroco».
Dimmi la verità: non ti dispiace aver lasciato?
«Moltissimo, ho una sofferenza grande. Ma non lo voglio far vedere (sorride). Domenica scorsa, dopo averlo annunciato a Messa, ho visto diverse persone piangere. Questo mi ha commosso, non me l’aspettavo».
E allora perché hai lo hai fatto?
«L’età è avanzata, i problemi di salute ci sono e il buonsenso mi ha fatto pensare che un sacerdote più giovane può dare di più alla parrocchia, anche per la gestione delle strutture. Per me era un peso notevole, ed è giusto che adesso se ne occupi chi ha più energia del sottoscritto (sorride)».
Quindi non dirai più Messa al Carmine?
«Esatto. La dirò nel Santuario Madonnina delle Grazie, in via Mazzini, alle 9 nei giorni feriali e alle 9.30 nei festivi. In più, essendo canonico, celebrerò Messa in Cattedrale alle 12 della domenica».
Ma ti senti in pensione?
«Assolutamente no. Continuerò il mio servizio al Dipartimento di Salute mentale, all’Hospice e alla “Città di Alessandria”».
Il vescovo cosa ti ha detto?
«Era molto dispiaciuto. Ha tentato di farmi cambiare idea, ma ha riconosciuto che la mia salute è importante. E mi ha ringraziato».
Non ti annoierai, dunque.
«No, direi proprio di no (sorride). Il mio impegno continua, da sacerdoti non si va mai in pensione».
E se uno volesse venire a confessarsi da te, dove ti trova?
«Prima della Messa delle 9 alla Madonnina delle Grazie, oppure dopo. Io ci sono. Fino a quando il Signore vorrà».
Andrea Antonuccio