Il convento dei padri Serviti

“Alessandria racconta” di Mauro Remotti

Il quartiere di Bergoglio costituiva, sin dal XII secolo, l’ampia porzione della città di Alessandria sviluppatasi sulla riva sinistra del fiume Tanaro. Una planimetria conservata presso l’Archivio di Stato raffigura Bergoglio prima del suo progressivo abbattimento, iniziato nel 1728, per far posto alla nuova Cittadella progettata da Ignazio Bertola. L’antico borgo presentava un impianto urbanistico militare con maglia viaria ortogonale e circuito bastionato. Al suo interno, oltre a numerosi palazzi nobiliari di pregio, si trovavano anche importanti edifici religiosi, come le chiese di San Pietro, Santo Stefano (già menzionata in una bolla di papa Alessandro III del 14 aprile 1162) e Santa Maria a Nives (unificata con Santa Maria della Corte per costituire la chiesa urbana di San Lorenzo).

Tra i circa quattromila abitanti che dovettero sfollare in città ovvero nei paesi limitrofi, vi erano anche i Servi di Maria i quali obtorto collo abbandonarono il loro convento di Santo Stefano. I Serviti erano giunti ad Alessandria negli ultimi decenni del XIII secolo, prendendo possesso di una piccola chiesa dedicata a San Bernardo, ubicata in fondo all’attuale via Vochieri. In seguito, si spostarono nel quartiere di Bergoglio in una casa vicino alla porta del ponte sul Tanaro. Secondo quanto riporta Girolamo Ghilini negli Annali di Alessandria, il 25 febbraio 1287 la gentildonna Marzia Gallina fece dono ai Serviti di un appezzamento di terreno attiguo alla predetta chiesa di Santo Stefano per erigervi un convento.

Tuttavia, trascorso qualche anno, la costruzione del cenobio non era ancora avvenuta. Allora, come racconta Antonello Zaccone nel volume Valmadonna nella storia, «i parrocchiani di S. Stefano pregarono l’arcidiacono ed il Capitolo della Cattedrale di concedere la loro chiesa ai Servi unitamente agli edifici annessi ed ai fondi ad essa appartenenti, al fine di erigervi un convento e provvedere alle funzioni religiose». L’arcidiacono Ascherio, con il consenso dei canonici della cattedrale, accolse la richiesta, e assegnò la chiesa all’ordine mendicante nella persona del priore provinciale di Lombardia Percivallo e di fra Enrico teutonico.

I Serviti rimasero dunque a Bergoglio per quasi cinque secoli, ossia sino alla sua completa demolizione. Grazie all’indennizzo ricevuto dai Savoia, acquistarono una cappella nel cuore di Alessandria. Soltanto il 26 settembre 1741, monsignor Mercurio Arboreo Gattinara autorizzò la costruzione di una nuova chiesa dedicata a Santo Stefano, ubicata nella piazza omonima, consacrata dal vescovo Giuseppe Tommaso de Rossi nel 1773.

Leggi altri articoli di “Alessandria racconta”: