“Il punto di vista” di Adriana Verardi Savorelli
Qui, nella campagna romagnola dove è nato mio marito e dove con lui vengo ogni anno nel tempo d’estate, di fronte alla nostra casa c’è il “bosco degli uccelli” che io amo tanto perché mi dà gioia, consolazione e pace. Sono trascorsi circa una ventina di anni da quando… Uomini in abbigliamento campestre e con opportuni attrezzi si piegano sul terreno per mettere tante piccole pianticelle, ognuna sostenuta da un appoggio e ad una certa distanza l’una dall’altra.
La notizia è questa: si vuole creare un bosco per gli uccelli, una casa tutta per loro. Seguiamo i lavori con interesse e partecipazione. Io penso subito al piacere che avremo nell’ascoltare il chiacchiericcio festoso dei nuovi abitanti… Ogni anno che passa, guardo i miei amici alberi crescere sempre di più. So che a qualcosa dovrò rinunciare. Non ci sarà più il paesaggio visibile a 180 gradi, non potrò più ammirare estasiata l’arcobaleno dopo il temporale, come quello a tre archi completi visto una volta sola e mai più che mi aveva commossa fino alle lacrime… La perdita, però, sarà ricompensata da novità deliziose!
Abbiamo di fronte tanto verde, il colore della speranza che fa sognare e innalza lo spirito. E ci sono loro: gli uccelli del cielo che hanno preso dimora stabile; sui rami, in mezzo alle fitte foglie, sono riparati da sguardi indiscreti, fanno comunione e si parlano. Mi metto in religioso ascolto del loro linguaggio che mi affascina; al mattino è vivace, alla sera è quieto. Io vorrei entrare nel bosco, conoscerlo un po’ di più, ma infine non mi lascio tentare perché ho qualche timore. Bisogna valutare i possibili imprevisti. Chissà quanti animali vivono là in mezzo e non è conveniente andare a disturbarli! Ricordo un pomeriggio di qualche anno fa…
Cammino assorta nei miei pensieri e all’improvviso una volpe con la sua lunga coda fulva attraversa la strada, viene dalle parti delle cascine e va verso la sua casa nel bosco. «Quando passa combina guai! Tante mie galline e miei pulcini… tutti morti!»: così commenta tristemente l’amico agricoltore. Guardo ancora intorno, poi mi distraggo. Là in alto, nel cielo, nuvole bianche sono trafitte da lampi e si colorano di giallo-arancione, uno spettacolo straordinario! Un gioco di luci. Occhi al cielo, occhi alla terra… Signore, ti ringrazio per la bellezza che mi regali ogni giorno. Ieri, oggi, domani e sempre.
Leggi altri articoli de “Il punto di vista”:
-
Quel tornado che incute paura
-
Quelle bandiere che… non sventolano più
-
San Riccardo Pampuri: a 30 anni dalla canonizzazione
-
Vita buona, buone canzoni
-
Una mamma scrive al figlio…
-
Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo
-
Festa per San Giovanni di Dio, grande santo della carità
-
«Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare»
-
Nemici o amici? Riflessioni quaresimali
-
I fiori e la resilienza: un aiuto per affrontare le difficoltà
-
Giovani studenti artisti: quanta bellezza!
-
Cari amici vi scrivo… anche il 2020 se ne va
-
L’altro Gesù e la Chiesa del grembiule