Lutto in Diocesi
Nei verbali delle riunioni della Presidenza Diocesana di Azione Cattolica della fine degli anni ‘50 ritornano spesso all’ordine del giorno gli aggiornamenti, a cura di Luigi Visconti, sui lavori di costruzione della Casa dell’AC in via Vescovado 3. Gli aspetti più tecnici erano sempre accompagnati da quelli relativi alle iniziative intitolate “Una Casa bella”, volte a raccogliere i fondi necessari coinvolgendo capillarmente ogni parrocchia della diocesi, mobilitando tutti i rami dell’associazione, creando sinergie tra laici e sacerdoti. Si trovano lunghissimi elenchi di persone incontrate che a loro volta avevano preso nuovi contatti, calendari fitti di appuntamenti organizzati nelle varie zone. La stessa dinamica si ripeterà negli anni successivi per la costruzione della Casa di Betania e della Maria Nivis di Torgnon.
Queste pagine di archivio danno ulteriore profondità alla storia appassionante che anche i più giovani hanno potuto conoscere grazie alla testimonianza di Luigi Visconti e dei tanti indimenticabili compagni di strada che ci viene spontaneo pensare accanto a lui. Continueremo a ricordare Gino tra gli instancabili e tenaci “operai di grandi sogni”, pronti ad investire in prima persona tempo e risorse, a mettere generosamente a disposizione competenze, professionalità, energie per “dare casa” ad ogni aspetto della vita associativa, dagli appuntamenti ordinari alle esperienze forti di spiritualità, dai momenti di formazione allo svago.
La determinazione e la dedizione che hanno permesso di portare a termine progetti audaci hanno continuato ad esprimersi nel frequentare ed animare con vivacità questi luoghi nel corso degli anni, prova evidente del fatto che non sono state costruite semplici strutture ma una rete solida e duratura di amicizie, di valori, di scelte di impegno.
È inevitabile un velo di malinconia nell’apprestarci a celebrare il cinquantesimo anniversario di Casa Maria Nivis senza uno dei protagonisti principali della sua storia. Con emozione e riconoscenza possiamo però affermare che è proprio la profondità delle nostre radici ad aiutarci nell’affrontare le sfide di questo tempo complesso senza rassegnarci e generando prospettive di futuro.
Ricordando con affetto chi ci ha fatto cogliere l’intensità di un’esperienza che merita di essere raccontata ad altri, guardiamo con speranza i tanti adulti e giovani che con spirito di servizio e partecipazione continuano a vivere lo stile dell’associazione, chi si è avvicinato ai nostri cammini da bambino e dopo anni ritroviamo nei nostri gruppi come genitore, i tanti adolescenti che pubblicando sui social le foto scattate ai campi-scuola commentano “Eccoci nella nostra seconda casa”.
Elisabetta Taverna
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