Vecchio: «Al lavoro per la Breast unit»

L’ospedale in prima linea contro i tumori al seno

«Sono arrivato a metà settembre, ho subito iniziato a lavorare e adesso posso dire che, benché la pandemia abbia imposto limitazioni e determinato inevitabili rallentamenti delle attività, un primo importante traguardo lo abbiamo raggiunto. Ecco perché penso che l’obiettivo della Breast unit sia davvero a portata di mano. Tutto ciò grazie ai professionisti e alle strutture dell’Azienda ospedaliera che hanno consentito di avviare il processo al termine del quale Alessandria avrà compiuto un grande passo in avanti».

Carlo Vecchio (nella foto), classe 1954, con radici familiari a Oviglio, responsabile di senologia, ha una lunga esperienza all’istituto nazionale per la ricerca sul cancro dell’Irccs “San Martino” di Genova e un percorso lavorativo che lo ha portato a condurre ricerche sulla patologia mammaria oncologica anche all’hospital Saint Joseph di Marsiglia. Numerosi gli studi e le pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali e una volontà sola, coerente con la formazione e l’attività chirurgica svolta finora e che adesso punta alla creazione di una Breast unit.

I centri multidisciplinari di senologia (Breast unit) sono un percorso multidisciplinare che va dal protocollo di indagini diagnostiche per la diagnosi precoce, agli approfondimenti diagnostici, alla riabilitazione post-operatoria, fisica e psicologica, ai controlli nel lungo periodo (follow-up). Ogni centro deve trattare almeno 150 nuovi casi ogni anno e deve avere almeno un “core team” di sei professionisti dedicati: radiologo, chirurgo, patologo, oncologo, radioterapista, data manager. E Alessandria è già molto avanti.

«Dal mio arrivo fino al 31 dicembre, ho svolto quarantacinque interventi, da gennaio a oggi siamo a quota sessanta. E abbiamo lavorato durante la pandemia. Con il ritorno alla normale gestione dei pazienti, in un anno potremo eseguire almeno duecento interventi». La piccola squadra multidisciplinare c’è, il data manager arriverà e intanto Carlo Vecchio spiega che, grazie alla collaborazione di Maria Caterina Canepa, chirurgo senologo, è stato realizzato «un primo data base con tutte le informazioni delle pazienti che costituisce non solo un patrimonio interno per la migliore gestione dei casi, ma è anche essenziale per i lavori scientifici».

Intanto, è in attesa dell’arrivo di un mammotome per eseguire biopsie su guida mammografica stereotassica. È uno strumento diagnostico che utilizza una sonda assistita da un computer ed è una tecnica di chirurgia mininvasiva. In questo percorso si inserisce poi il progetto di biobanking del carcinoma della mammella che ha l’obiettivo «di raccogliere una notevole casistica di campioni biologici di pazienti affette da carcinoma della mammella che costituiranno una risorsa eccellente per la ricerca, e diventeranno uno strumento ancora più importante per lo studio delle patologie solo se messi in connessione coi dati clinici, genetici e familiari della persona coinvolta».

Il progetto, che prevede un investimento iniziale di settemila euro, prevede che la raccolta del materiale biologico sia affidata a un patologo di anatomia patologica che durante il campionamento del materiale predisporrà uno o più frammenti del materiale per il successivo congelamento. È anche prevista una borsa di studio per una figura professionale di biologo per raccogliere con competenza le notizie dalle cartelle cliniche delle varie specialità coinvolte (chirurgia-anatomia patologica-oncologia-radioterapia), tramite la collaborazione tra l’associazione Bios, lega tumori e Solidal per la ricerca.

La nuova struttura verrà realizzata nell’ambito della biobanca dell’azienda ospedaliera, guidata da Roberta Libener, dirigente biologa del centro raccolta materiale biologico – infrastruttura ricerca formazione innovazione che fa capo al dipartimento attività integrate ricerca innovazione, diretto da Antonio Maconi.

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