Possiamo affidare la vita allo “Scientismo”?

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Dopo molte domande e riflessioni sul ruolo della scienza nella vita dell’uomo di ogni tempo, sono giunto ad alcune conclusioni che vorrebbero essere il più possibile “oggettive“. Come il relativismo culturale ed etico venne identificato da molti pensatori cattolici, e non solo, soprattutto da quella anima profonda e da quella mente straordinaria del Papa Emerito Benedetto XVI, come il male tra i più grandi della nostra epoca, il problema che viviamo oggi è proprio l’affermazione dello Scientismo (-ismo dispregiativo).

Questa forte corrente di pensiero non è certo nuova: deriva, nella seconda metà dell’800, da una “costola” del Positivismo e si esprime come la tendenza ad attribuire alle scienze sperimentali la capacità di soddisfare ogni esigenza della persona umana, in grado sostanzialmente di risolvere tutti i problemi, compresi quelli esistenziali. Questo porta alla negazione di ogni metafisica, e per estensione a tutto ciò che l’esperienza scientifica non può dimostrare, a cominciare dalla esistenza di Dio. Potremmo quasi dire che la scienza rischia di diventare un idolo; al contrario però degli idoli dell’antichità, è suffragato da molte prove sperimentali e da una ricerca molto seria.

L’uomo di oggi, ancor di più affascinato giustamente dai progressi scientifici, vuole che la scienza risolva tutti i suoi problemi, anche quelli sul senso dell’esistenza, oltre a quelli prettamente fisici e corporali. Il problema della morte e della sofferenza non sono stati risolti ancora oggi: tuttavia la tendenza sempre più diffusa, parallelamente a una “secolarizzazione” del mondo, è quella di rimuovere questi problemi, specialmente quello della morte; non se ne deve parlare, non è lecita alcuna altra risposta se non quella della scienza. Un relativismo al contrario: al tipico rifiuto di una realtà e di valori assoluti cui riferirsi, nello scientismo si contrappone una assolutizzazione della esperienza scientifica come unico valore per l’uomo.

Un esempio attualissimo: quasi tutti hanno accettato, dalla scienza, di essere rinchiusi da sani e di vivere da malati, cosa a mio avviso profondamente ingiusta anche dal punto di vista clinico, senza effetti sperati. La segregazioni dei sani (non la quarantena dei malati) non può essere una terapia; anzi io credo che abbia prodotto sui giovani effetti devastanti, privandoli di un futuro. Fiducia enorme nella scienza, che deve essere veramente applicata all’uomo come Persona: non un insieme di organi e apparati, ma unica entità “capace di Dio” e oltre una vita terrena.

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