Campionati dilettantistici: stop e annullamento

Parla Alessandro Trisoglio, dirigente dell’Europa

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””] In attesa del nuovo decreto che potrebbe consentire nuovamente gli sport di contatto all’aperto, a marzo è arrivato lo stop definitivo dei campionati di calcio dilettantistico dalla Terza Categoria alla Promozione. La decisione presa suggella uno stop effettivo delle attività agonistiche di queste società che dura da ottobre, quando i campionati vennero sospesi e, poco dopo, vennero vietati anche gli allenamenti degli sport di contatto. Oggi come allora, quindi, abbiamo voluto sentire un parere esperto sul calcio locale, sulle aspettative e le speranze di chi mastica calcio dilettantistico da anni. Ancora una volta Alessandro Trisoglio (in foto qui sotto),dirigente dell’Europa Bevingros, squadra alessandrina di Seconda Categoria, ha risposto alle nostre domande. [/box]

Alessandro, questo stop era nell’aria. Come hai accolto la decisione?

«Come dici tu, mi aspettavo lo stop dei campionati. Non ci sarebbero stati i tempi per concludere seriamente il torneo. Al limite si sarebbe potuto fare qualcosa come in Eccellenza, con poche squadre che hanno voluto terminare lo stesso la stagione tramite una competizione a gironi. Sarebbe stato un “surrogato” di campionato: quasi come dare il contentino alle società che versano una quota alla federazione».

Nell’ultimo decreto Sostegni sono previsti i ristori per i collaboratori sportivi. Toccano anche a voi?

«No, a dirigenti di squadre come la mia la cosa non riguarda, e semmai poi questi argomenti vengono affrontati dai presidenti. Sono le società più importanti, che prevedevano magari stipendi per i collaboratori, a interessarsi al discorso ristori, ma a questi livelli facciamo tutto per pura passione. Anzi, siamo quasi noi certe volte a dover “dare” (ride, ndr)».

Che raccomandazioni avete dato agli atleti in questi mesi per tenersi in forma? È davvero possibile riuscirci?

«Attraverso i social alla Bevingros abbiamo sempre avuto un contatto con gli atleti, anche per seguire l’evoluzione delle decisioni. I ragazzi vanno a correre, quando si poteva anche a gruppetti. Ci si può mantenere in forma in questi mesi, in vista di quando si potrà ripartire, specie chi lo ha sempre fatto riesce a tenersi in allenamento. Il problema è però a livello di prestazione agonistica: bisogna ritrovare anche il ritmo partita. Sarà difficile riacquistare la capacità di giocare la partita. Servirà un periodo di recupero piuttosto lungo, soprattutto dopo tanto tempo. Per fare un esempio, se oggi ci dicessero che è possibile ricominciare ad allenarci, difficilmente si potrebbe riprendere il campionato prima di inizio luglio. Tra l’altro, stando fermi tanto, si perde anche la tecnica, non solo la forma fisica: anche la tecnica si allena, nel tempo la si perde».

Quali saranno i primi passi da compiere quando si potrà ripartire per una squadra come la vostra?

«Le procedure saranno sempre le stesse di fatto, ma con molte difficoltà in più. Il primo passo sarà quindi capire chi tra i giocatori ci sarà e chi non ci sarà, mentre il secondo passo sarà andare a ricoprire eventuali buchi. Poi, scarpe da ginnastica e ritrovare forma fisica, per passare dopo a ritrovare anche l’aspetto tecnico. Come dicevo, il percorso sarà lungo, vista la lunghezza della pausa, qualunque sarà il momento della ripartenza».

A questo proposito, cosa ti aspetti succeda a livello locale alle società dilettantistiche come la vostra da settembre?

«Vedremo tra adesso e settembre se si ripartirà, alcuni fatti sembrano suggerire che si riparta, altri il contrario. Ammesso che si riparta, bisognerà capire chi ripartirà e chi no. Tante società stanno valutando l’ipotesi di accorpamenti per far fronte meglio ai problemi, tante società avranno problemi di struttura. Alcuni “vecchietti” che dicevano: “Questi sono gli ultimi anni da giocatore” smetteranno, anche perché ormai demoralizzati per ciò che è successo. Ci sarà il grosso problema dell’età dei giovani, in quanto le prime squadre erano obbligate a inserire in rosa ragazzi del 2000, 2001, 2002, atleti ormai fermi da tanto e che magari prima della pausa giocavano invece nelle giovanili. Va anche detto che per molti appassionati come me questo stop forzato genererà ulteriore passione. Io sicuramente ho una gran voglia di rimettermi in gioco, chi come me stava dietro al calcio in modo dirigenziale, quello che faceva prima lo farebbe ancora adesso o quando si ripartirà. Cambia di più per chi gioca. Molte squadre locali avranno problemi enormi nel reperire aiuti finanziari che prima arrivavano da piccole aziende ora fiaccate dalla crisi economica. Ci saranno difficoltà perché tanti dirigenti magari non continueranno più. Alcune società non troppo consolidate tireranno giù la saracinesca, mentre altre ripartiranno più forte sfruttando basi solide. Secondo me, sarà un panorama molto diverso rispetto a quello che abbiamo lasciato a ottobre 2020».

Marco Lovisolo

Leggi anche: