Centro Don Bosco di Alessandria
“Labs to Learn” è un progetto di “Ags per il Territorio“, nato per contrastare la dispersione scolastica. Iniziato a ottobre 2020 e con una durata di 34 mesi, “Labs to Learn” guarda ai giovani tra gli 11 e i 17 anni a rischio esclusione sociale, formativa e lavorativa, combattendo la povertà educativa. Si sviluppa nelle città di Torino, Bra, Casale Monferrato, Vercelli e Alessandria, e mira a lavorare sull’istruzione giovanile tramite laboratori con forte vocazione pratica. Supportati dagli oratori salesiani e dai Centri di formazione professionale Cnos-Fap, si propongono di realizzare percorsi di apprendimento non convenzionale, dove consolidare “l’alleanza educativa” tra operatori sociali, formatori, animatori volontari e tutor aziendali. Abbiamo intervistato Roberta Fracasso (in foto qui sotto), educatrice del centro don Bosco di Alessandria e referente della comunicazione per “Labs to Learn”.
Roberta, se tu dovessi descrivere con due parole chiave “Labs to Learn”, cosa diresti?
«Utilizzerei due espressioni: “aspetto laboratoriale” e “lavoro di rete”. Per spiegare la prima sottolineo che alla base del progetto c’è un Maker lab, un laboratorio destinato ai ragazzi di seconda media dove viene messo in atto quell’imparare facendo che è a fondamento delle nostre attività. Ogni territorio si focalizza su un argomento: ad Alessandria i ragazzi si concentreranno sulla robotica. E tramite questo laboratorio cercheremo anche di far acquisire competenze scolastiche ai ragazzi della seconda media. Anche il lavoro di rete è una delle parti principali del progetto. La rete di cui parlo si instaura tra oratorio, Cnos-Fap e territorio. Per rimanere ad Alessandria, uno dei nostri partner è la scuola media “Straneo”, con cui abbiamo iniziato una parte del progetto, il Metodo di studio».
Il progetto è nato e i svolge tuttora in tempo di Covid-19. Come si articolano le attività con i giovani, considerando le limitazioni?
«Premetto che il progetto si divide in quattro azioni: il Maker lab, il Community lab, il Work lab e il Metodo di studio. Il Maker lab si può fare solo in presenza. Per ora all’oratorio don Bosco, sede del progetto “Labs to Learn” nella nostra città, stiamo ancora allestendo la stanza che useremo probabilmente da settembre, anche se vorremmo avviare qualcosa già durante i centri estivi. Il lavoro di rete, anche detto Community lab, verrà eseguito con l’aiuto dell’associazione Go, che ci aiuterà a creare meglio la comunità. Il Community lab sarà probabilmente online. Il Work lab, di competenza del Cnos, è focalizzato sui tirocini, che sono in via di definizione. L’ultima azione è il Metodo di studio e in Alessandria la scuola “Straneo” ha scelto una prima media su cui applicarlo. Finora c’è stata online la formazione insegnanti con una psicologa. A marzo partirà invece il Metodo di studio con le classi, sempre online, coadiuvato dalla psicologa».
“Labs to Learn” è nato in Alessandria, oppure è arrivato successivamente? A quali problemi del territorio vuole rispondere?
«”Labs to Learn” ci è stato proposto da Ags, Associazione giovanile salesiana, per motivi non casuali: nel quartiere Cristo la dispersione scolastica è piuttosto alta. Si tratta anche di un’occasione per dimostrare le grandi potenzialità del Cnos: far conoscere il Cnos ai ragazzi delle medie è utile perché abbiano una prospettiva e non corrano il rischio di abbandonare la scuola. Il problema principale è proprio la dispersione scolastica, che cerchiamo di combattere attivando processi di apprendimento laboratoriale, fornendo anche delle competenze che aiutino i ragazzi delle medie a capire qual è il metodo di studio più adatto a loro».
La partecipazione al progetto avviene a livello di istituti scolastici?
«Esatto, vengono coinvolte le scuole. Oltra alla “Straneo”, noi proveremo a proporre “Labs to Learn” ad altre realtà, ma può darsi che con il passaparola siano esse stesse a proporsi. Più scuole si riescono ad agganciare, più si riesce a essere efficaci. In particolare, ci rivolgiamo ai ragazzi di prima e seconda media. Ci sono anche eventi e incontri online aperti a tutti, come alcuni meeting avvenuti recentemente, e utilizziamo i social e il sito internet (labstolearn.it, ndr) per tenere aggiornato chi si fosse perso gli appuntamenti».
Quali risultati vi aspettate?
«Il progetto è partito in autunno, ma con il Covid si è ovviamente andati a rilento. Finora abbiamo ottenuto una più stretta collaborazione con la “Straneo”. Speriamo nell’arco dei tre anni di riuscire a coinvolgere altre scuole, ridurre i casi a rischio di dispersione ma anche riportare l’oratorio a essere conosciuto, dando una nota innovativa con il Maker lab reso disponibile per i giovani. Infine, vogliamo riuscire a creare una buona comunità educante».
Marco Lovisolo