La Quaresima, il sacrificio e la parolaccia

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

apriamo questo numero con un articolo strepitoso di Alessandro Venticinque. È talmente ricco di notizie su ciò che è accaduto in Congo (e sulla situazione in Africa) che abbiamo deciso di non tagliarlo e di farlo proseguire a pagina 11.

Alessandro ha parlato con Nicolò Carcano, che vive e lavora proprio nella zona in cui sono stati uccisi l’ambasciatore, il carabiniere di scorta e l’autista. Nicolò opera in una Ong, Avsi, che aiuta quotidianamente le popolazioni di quei luoghi a recuperare cibo, salute e dignità. Lì si muore di ebola, ma anche di morbillo e rosolia: i vaccini non ci sono. Il Covid forse è il problema minore, in quelle terre: si muore prima (intorno ai 35 anni), e per altre cause. Come leggerete, nell’intervista emergono la figura e il carisma di Luca Attanasio (nella foto di copertina): un uomo semplice e competente, in grado di dialogare con tutti e capace di valorizzare le esperienze buone che incontrava.

Pensando al suo sacrificio, e a quello del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo, un po’ mi vergogno di fronte alle mie piccole, e ipotetiche, rinunce quaresimali. Alle mie buone intenzioni, al superfluo di cui (non sempre) mi privo per sentirmi a posto con la coscienza. Io non so perché il Signore abbia permesso che quelle tre persone morissero in quel modo. Ma una cosa la so: che tutto quello che succede ha sempre un senso, un significato (oggi) anche per me che vivo a migliaia di chilometri di distanza, e che il venerdì rinuncio a mangiare una fetta di salame. Credendo di fare chissà che sacrificio.

Ah, ancora una cosa: nell’intervista, forse per la prima volta nella storia di Voce, c’è una parolaccia. Non scandalizzatevi, per favore. E, se non lo avete ancora fatto, abbonatevi. Un articolo come quello di questa pagina non lo troverete su nessun altro giornale.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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