La pediatra Sabrina Camilli
Zaini pesanti, assenza di movimento e ansietà crescenti nei genitori moderni hanno creato un mix letale per cui ogni leggera flessione delle schiene dei bambini viene additata con il famigerato e temuto termine “scoliosi”. Ma cosa identifica questa parola? Come riconoscere la scoliosi vera e propria? E come salvaguardare in maniera sensata la colonna vertebrale dei piccoli? Abbiamo chiesto lumi alla nostra pediatra di riferimento, la dottoressa Sabrina Camilli.
Dottoressa, ci aiuta a capire che cos’è la scoliosi?
«Prima di tutto cerchiamo di definirla bene: la scoliosi è una patologia che riguarda la colonna vertebrale ed è caratterizzata da una sua particolare curvatura, a volte accompagnata anche da una rotazione sul suo asse a livello delle vertebre, soprattutto quelle toraciche e lombosacrali. Il tronco quindi a occhio nudo appare inclinato da un lato e una spalla risulta più alta dell’altra».
E in che confusione potrebbero incorrere i genitori nella valutazione della schiena e della postura dei loro figli?
«Bisogna distinguere le scoliosi vere o idiopatiche dagli atteggiamenti scoliotici. Questi ultimi sono dovuti per lo più a posture non corrette, a situazioni in cui è l’osso del bacino a non essere allineato o gli arti inferiori non sono della stessa lunghezza. A questo proposito è importante dire che in fase di crescita, specie in epoca prepuberale, gli arti inferiori crescono spesso non in maniera simmetrica: bisogna aspettare la fine della pubertà per valutarne l’effettiva lunghezza. Se gli arti non sono della stessa lunghezza, va da sé che anche la colonna tenderà a curvare leggermente dal lato dell’arto più corto. A proposito della postura poi, bisogna chiarire che non esiste la “postura perfetta”: nella popolazione normale sono sempre presenti delle asimmetrie del tronco vertebrale».
E come capire quindi se siamo in presenza di una scoliosi vera e propria o in situazioni che andranno a risolversi da sole?
«Nella scoliosi vera (o idiopatica) si verificano alterazioni della struttura delle vertebre e della flessibilità della colonna. Il pediatra e ancor meglio lo specialista ortopedico potrà fare la diagnosi differenziale».
Quali sono le cause della scoliosi?
«Le cause sono al momento sconosciute ma si nota una certa manifestazione a carattere familiare. Ciò che si sa è che le cattive posture, gli zaini, gli sport asimmetrici (come per esempio il tennis) non incidono sulla scoliosi vera».
Che cure ci sono a oggi?
«Nella mia esperienza la ginnastica posturale può giovare se è ben accetta dal giovane. Chiarisco però che nelle forme evolutive e di un certo grado e quindi gravità l’unica terapia ad oggi risultata efficace è il busto correttivo. In alcuni casi mirati e fortunatamente rari l’intervento chirurgico risulta poi l’unica soluzione».
Quando si manifesta solitamente?
«Può esordire precocemente nei primi 4 anni di vita ma è molto più frequente dai 10 ai 16 anni. Ne viene colpita il 2-3% della popolazione, con una modesta prevalenza di gravità per le ragazze. Esordisce in modo del tutto asintomatico ma nell’adolescenza il mal di schiena viene segnalato con un’incidenza del 30%. In base al tipo di curvatura della scoliosi si avrà una diversa gravità definita in 3 stadi. Il messaggio importante che vorrei dare ai lettori è che in una ragazza in rapido accrescimento puberale una scoliosi può aggravarsi sensibilmente senza nessun disturbo associato. Quindi osserviamo i nostri ragazzi dall’avvio puberale in poi (anche se loro saranno sempre più restii a farsi vedere e controllare dai genitori) e facciamolo soprattutto se in famiglia ci sono stati casi di scoliosi».
Che controlli quindi consiglia di fare?
«Agli 8-9 anni e poi ai 12-13 anni il pediatra attua il bilancio di salute in cui viene osservato comunque lo stato della colonna vertebrale. Sarà l’ortopedico a fare poi diagnosi e quindi prima di ciò è inutile allarmarsi».
E sugli sport da praticare ha qualche consiglio?
«Non è necessario vietare sport asimmetrici, come ho spiegato poco fa. L’attività fisica è sempre importante soprattutto in età evolutiva e adolescenziale».
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