Il “difficile” rapporto tra medico e paziente

La pediatra Sabrina Camilli

Tra gli effetti indesiderati del Covid possiamo annoverare anche il contraccolpo sul rapporto medico – paziente: «È indubbio che la sovraesposizione della classe medica nei media abbia prodotto in alcuni casi malumori» ha dichiarato Massimiliano Cavallo, esperto di public speaking e autore del libro “Parlare in pubblico senza paura”. Lo abbiamo già intervistato nel nostro giornale per avere consigli su come comunicare in maniera efficace nell’era dei video.

«Questo ha in qualche modo contribuito all’erosione del rapporto di fiducia che dovrebbe esserci tra medico e paziente». La spettacolarizzazione della pandemia ha contribuito non poco. «In particolare nella fase iniziale dell’emergenza quando i messaggi dei tanti medici in tv erano spesso contraddittori, pur trattandosi di specialisti molto famosi» prosegue Cavallo. «Il colpo di grazia è arrivato con l’estate quando una parte dei medici che affollavano le trasmissioni televisive hanno affermato che il caldo avrebbe ucciso il virus o che il peggio fosse alle spalle».​

Siamo andati a chiedere alla nostra pediatra di riferimento Sabrina Camilli come ha gestito nella sua attività quotidiana questa situazione inedita.

Dottoressa, ha risentito di questo contraccolpo? Si è trovata a dover ristabilire l’equilibrio di fiducia con i genitori dei suoi piccoli pazienti, o dato il rapporto che ha costruito negli anni non ha risentito di questa problematica?
«Il rapporto medico-paziente sta alla base del lavoro del medico. In ogni gesto e situazione, dal modo di salutare o di visitare un paziente fino allo spiegargli una terapia da assumere si instaura una relazione, che può essere vincente oppure inesistente. Se penso alla situazione generale, credo che in questa pandemia siano state spese troppe parole inutili. Alla paura, alla confusione, all’incertezza tanti hanno risposto parlando senza sapere. Ma chi ha un buon rapporto con il proprio medico e ha osservato il suo impegno nel mettere in campo tutte le armi a sua disposizione per curarlo, non si è lamentato. Fatta questa premessa io personalmente non ho risentito di questa erosione del rapporto di fiducia. Noi pediatri della zona in massima parte siamo stati reperibili e contattabili anche nei giorni festivi: questo i genitori lo hanno apprezzato. In alcuni casi abbiamo dato anche consigli richiesti per i familiari sintomatici e non».

Si è mai trovata a discutere con genitori che sostenevano la veridicità di informazioni date da “Dr. Google”, ovvero trovate su internet senza particolari criteri?
«Questo sì ma non solo in questo periodo. Il problema è a monte. Viviamo ormai con il cellulare continuamente a portata di mano. Leggiamo le notizie dei giornali, le condizioni meteo, le ricette di cucina ma ci “aggiorniamo” anche sui social, dove tutti possono scrivere e influenzare il pensiero di altri. Quindi se non abbiamo un sano spirito critico facciamo sempre più fatica a discriminare, conoscere e comprendere. Ma anche in questo caso ritorniamo sempre al concetto di fiducia: se ho un dubbio, io chiedo un parere competente a chi è esperto, ad una persona di cui mi fido e non alla mamma della compagna di scuola o al salumiere, persone che indubbiamente possono darmi un parere ma non hanno anni di studi alle spalle sulla materia oggetto del dibattito».

(continua nel prossimo numero)

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