Con l’epidemia abbiamo fatto un passo indietro?

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Volendo fare un bilancio clinico, questa tragica pandemia ci ha fatto tornare indietro di qualche anno per quanto riguarda le aspettative di vita, in particolare rispetto a pazienti anziani e/o con patologie in atto o croniche. Infatti, ai tempi in cui operava il mio papà (medico ospedaliero e di base), l’età media della popolazione era molto più bassa; inoltre, chi soffriva di patologie croniche come diabete, ipertensione o aterosclerosi moriva intorno ai 60, 70 anni al massimo, quasi sempre in seguito a infezioni intercorrenti.

D’altra parte, questa è stata l’esperienza dell’epidemia influenzale del 1968/69, con 30 mila morti di età molto meno avanzata. Dunque, tristemente, tra prima e seconda “ondata”, questa pandemia si è portata via un’intera generazione di anziani, una ricchezza, in realtà: persone comunque destinate a sopravvivere ancora qualche anno, in molti casi in buone condizioni, pur assistiti e curati, a casa, in ospedale o in Rsa.

Le riflessioni riferite a Medicina e Fede possono essere molte: abbiamo visto come, per esempio, la pandemia abbia messo in luce il problema demografico nella nostra Nazione, e quanti errori siano stati commessi nella programmazione politico-sanitaria, smascherati duramente dall’emergenza. Abbiamo visto come la cultura della morte, operante anche in campo medico, abbia permesso che l’aborto provocato continuasse negli ospedali, passando per urgenze indifferibili.

Ancora: molte persone a tutti i livelli politici, in Italia e in Europa, hanno propugnato l’eutanasia come soluzione alle sofferenze cliniche, e anche sociali: il malato terminale, il malato vegetativo, “lo scarto”, come dice papa Francesco. Non dimentichiamo che un Paese come l’Olanda, tra i primi ad approvare l’eutanasia assistita medicalmente per i malati, terminali o meno, ha da tempo proposto il suicidio assistito anche per gli anziani soli e “stanchi di vivere”: quanti portati via dal Covid? In Italia siamo arrivati nel 2019 alle “Disposizioni anticipate di trattamento”.

Da un punto di vista clinico, ancora prima che morale, io stesso non saprei contemplare tutti i casi in cui potrei sospendere determinate cure; in questo caso saranno contemplate anche le terapie intensive? La vita è sacra, questo è un principio assoluto; la vita “dignitosa” è un concetto estremamente relativo. Il medico deve curare ed essere sempre per la Vita, mai togliere la Vita, dai tempi di Ippocrate. Per noi credenti molto di più: la vita non è nostra, mai: ci è data e tolta solo da Dio.

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