La salute è un dono di Dio per tutti

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

La politica sanitaria è forse la forma che può realizzare nella realtà le parole di san Paolo VI, che definiva la Politica come «la più alta forma di Carità», dalla sua accezione di Servizio. Ancor di più, per Medicina e Fede lo è il realizzare una politica sanitaria che abbia al centro veramente il cittadino. Malato sempre, prima o poi nella vita, diventa un grande progetto cristiano di Salvezza: «Ero malato e mi avete visitato».

Un passo indietro storico: non tutti sanno che gli ospedali, come le Università, sono stati tra le più mirabili costruzioni di Civiltà del Cristianesimo. Addirittura la realizzazione di un rudimentale efficace welfare, in cui i ricchi dovevano pagare per essere assistiti, a favore dei poveri. La pena era la non celebrazione del funerale: quasi nessuno si esimeva per il timore della morte senza suffragio.

Oggi il richiamo della pandemia, con una sanità per due volte collassata, ha evidenziato come la politica sanitaria non sia stata fatta, in tanti anni, a misura di uomo. Fare il medico o l’infermiere, ad ogni livello, deve avere come priorità essenziale il prendersi cura dell’uomo: in ospedale, sul territorio, negli spazi strategici; non certo il guadagno personale o “aziendale”. La sanità pubblica e la sanità privata possono coesistere, ma paradossalmente debbono avere ancora di più questi stessi fini.

La salute non è un bene di consumo per produrre ricchezza, come tanti altri: è un bene essenziale, un diritto di tutti. Molto di più: è dono di Dio per tutti ed è dovere divino il custodirlo. Tanti anni di errori, smascherati tragicamente in due ondate in un anno, ci debbono esortare a riportare la sanità pubblica e privata a essere vicine a ognuno: mai più reti territoriali dismesse, mai più carenza di medici e infermieri, mai più ospedali chiusi con la logica del profitto o del bilancio virtuoso, o l’ossessione del debito.

Il grande Giorgio La Pira (nella foto), sindaco di Firenze, in una intervista alla fine del 1959 diceva che la sua unica responsabilità era quella di non avere fatto abbastanza debito per i suoi cittadini. Tutta la programmazione deve essere orientata a una capillare assistenza dal territorio, dalle case dove gli anziani, le famiglie sono state abbandonate per essere magari trasportati in extremis, oppure trascurando altre patologie altrettanto serie e curabili. Non esiste modello tedesco, o svedese, o americano per la salute, per il medico. Noi abbiamo un modello infinitamente superiore: «Simone di Giovanni, tu mi vuoi bene? Pasci le mie pecorelle».

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