L’economia tra il venerdì e il sabato

“La recensione” di Fabrizio Casazza

La pandemia in corso lascia tra le sue eredità un’emergenza non solo sanitaria ma anche economica. I danni dovuti alla quarantena con i suoi mancati introiti, anche nei mesi seguenti sta creando grossi problemi in molti settori. In “L’economia tra il venerdì e il sabato” (Vita e Pensiero, pp 146, euro 14) Leonardo Becchetti, rielaborando alcuni editoriali pubblicati sul quotidiano “Avvenire”, propone una rivoluzione anzitutto mentale. Si tratta di rendersi conto che quattro sono i fattori determinanti per la ripresa: mercato, istituzioni, cittadinanza attiva, imprese socialmente responsabili.

Contro il mantra dei “poteri forti” che ostacolano, il libro spiega che il vero potere forte è quello dei consumatori, che purtroppo non riescono spesso a organizzarsi per coordinare le scelte. La figura centrale in questo modello è quella del consum-attore, che attraverso decisioni consapevoli e acquisti mirati (il “voto con il portafoglio”) influenza le politiche industriali. In questo può essere d’aiuto la riscoperta – ormai in atto da diversi anni, soprattutto grazie allo stesso Becchetti, Stefano Zamagni e Luigino Bruni – dell’economia civile, sorta in Italia.

Non mancano nel volume esempi particolari, come il caso del latte sardo versato in strada l’anno scorso (nella foto di copertina). Ai produttori è chiesto di «aumentare il potere contrattuale innovando, diversificando le loro fonti di reddito, organizzandosi meglio per risalire la catena del valore. […]. L’economia, come anche la politica, non possono essere autoreferenziali né tanto meno collocarsi fuori dal tempo. Si sta in società e nel mercato per rispondere a una domanda e a un bisogno e quindi si deve essere pronti a cambiare se quella domanda o quel bisogno non sono più remunerativi» (p. 49).

Per quanto riguarda il sempre scottante tema dei migranti, i loro lavori «tendono a essere complementari rispetto a quelli dei nativi. I migranti, inoltre, creano imprese e posti di lavoro, contribuiscono alla domanda e al welfare del Paese di destinazione» (p. 65). A proposito del reddito di cittadinanza, si afferma che esso «si è rivelato una misura efficace per contrastare gli effetti economici della povertà, ma purtroppo si è dimostrato molto meno utile per accompagnare i disoccupati o gli inattivi al lavoro» (p. 80). La rivoluzione mentale sollecitata dall’Introduzione si esplica nel rifiuto del paradigma lib-lab, cioè liberale e laburista o socialista, che concepisce l’individuo come soggetto volto alla massimizzazione degli utili nel perseguimento egoistico dei propri scopi.

Come ha mostrato il premio Nobel Amartya Sen, si tratta di un approccio anche economicamente fallimentare, oltre che eticamente angusto. Manca tutto l’afflato di fraternità che la Rivoluzione francese aveva posto alla propria base. L’economista Leonardo Becchetti in questo volume pone al centro del discorso un nuovo modo di concepire il modello antropologico e le relazioni sociali, senza la revisione del quale ogni riforma finanziaria risulterà velleitaria.

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