Rientro in classe: come “vivere” con il Covid-19

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

Dottoressa, una delle preoccupazioni che attanagliano i genitori in questo periodo è come comportarsi se il proprio figlio ha la febbre o la tosse. Ci potrebbe dare qualche linea guida per orientarci?
«Con l’inizio dell’autunno è più facile incorrere nei primi casi di malattie da raffreddamento: quest’anno con la pandemia verificatasi abbiamo logicamente delle regole più ferree da seguire, in base ai dati e alle indicazioni che riceviamo, fermo restando che le conoscenze attuali sul Covid-19 sono parziali soprattutto per quanto riguarda l’immunità permanente. Gli sbalzi di temperatura che si verificano in questi giorni nelle nostre zone facilitano l’insorgere di sintomi di tipo cosiddetto “influenzale”. Purtroppo il covid 19 nei bambini non ha manifestazioni specifiche: i sintomi possono andare dalla congestione nasale al mal di gola, dalla tosse alla diarrea, alla febbre, in genere non molto alta».

E se il bambino presenta uno di questi sintomi, cosa dobbiamo fare?
«Anzitutto non è il caso di farsi prendere dal panico. Un bambino può avere la febbre per svariati motivi e bisogna con il buonsenso aspettare l’evoluzione della sintomatologia, contattando il pediatra e valutando con lui la situazione. Sulla base dei dati clinici e anamnestici (ovvero della storia clinica del paziente) il pediatra deciderà se sottoporre il bambino al tampone naso-faringeo. I genitori fino a che non è stata fatta la diagnosi non sono obbligati a restare a casa dal lavoro, a meno che non debbano accudirli: la quarantena scatta solo in caso di tampone positivo. In quel caso verrà fatto il tampone anche ai conviventi. Può essere indicato l’isolamento domiciliare in caso di contatto con persone ammalate, in attesa del tampone da effettuare».

Nella scorsa “puntata” ci ha dato tanti consigli su come ripartire con il piede giusto sul piano dell’organizzazione della famiglia (giuste ore di sonno e pasti regolari) e su che atteggiamento tenere (non trasferire ansia ai figli). Ci potrebbe dare qualche altro suggerimento su come affrontare al meglio le prime settimane di scuola?
«Dal mio punto di vista è importante lavorare sul “terreno” cioè fare in modo che l’organismo del bambino sia il più in equilibrio possibile: ricordiamoci quindi che è importante prendersi cura del benessere mentale e fisico dei piccoli, soprattutto a livello intestinale, e quindi metterli in condizione di usufruire della migliore risposta immunitaria possibile. Lo stress psichico e fisico determina immuno-depressione, e quindi un’insufficiente risposta agli attacchi virali o batterici. Facciamo un esempio: se la mamma trasmette la propria ansia al bambino nel momento del rientro a scuola, il piccolo sarà a sua volta molto più agitato, nervoso, insicuro. Dormirà meno bene, digerirà in modo inadeguato e il suo sistema immunitario risulterà più indebolito. Il consiglio è quindi di cercare di affrontare questo nuovo anno con la maggiore positività e resilienza possibile. Non esagerare con cioccolato e con le bevande zuccherate e fare in modo che l’intestino funzioni al meglio: kiwi, pere e prugne possono venirci in aiuto, magari con dei frullati freschi».

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