Grazie all’amore dell’Agnello noi regniamo con Cristo

La nuova Lettera pastorale di monsignor Guido Gallese

Eccellenza, a breve lei presenterà nelle quattro Zone della nostra Diocesi (Valenza, Fiumi, Alessandria e Fraschetta-Marengo) la sua nuova Lettera pastorale, “L’amore dell’Agnello”. Può anticipare qualcosa ai lettori di Voce?
«Intanto vorrei dire che anche questa Lettera pastorale è sull’Apocalisse e prosegue nella strada del lavoro che abbiamo intrapreso l’anno scorso. Perché poi, di fatto, negli appuntamenti alla Chiesa del Carmine per approfondire insieme l’Apocalisse siamo arrivati a concludere il commento delle Lettere alle sette Chiese, ovvero “le cose che sono”, poco prima del lockdown. Le parti dell’Apocalisse infatti sono: il Prologo, la prima sezione (“Le cose che sono”), la Seconda sezione (“Le cose che devono accadere”) e l’Epilogo. Questa Lettera si occupa della seconda parte, cioè delle cose che devono accadere, ovvero future rispetto all’Apocalisse. Esse sono descritte in un rotolo, tenuto nella mano destra di Colui che siede sul trono e sigillato con sette sigilli, consegnato all’Agnello. Il senso della Storia risiede prima di tutto nello stesso Agnello immolato».

Nell’Apocalisse, e di conseguenza nella sua Lettera, è presente il tema del male nella Storia. Spesso, guardando la realtà che ci circonda, siamo portati a farci questa domanda: «Ma se Dio esiste, come fa a permettere la morte degli innocenti, dei bambini, dei malati di Covid…?». Perché sembra non esserci giustizia, in questo mondo? Penso anche al sacerdote di Como, ucciso mentre portava il cibo ai senzatetto…
«Noi vorremmo eliminare il male dalla Terra, mettendo le cose “a posto”. Ma questo è un errore grave, nel senso che il nostro sforzo non deve essere speso per quello. Il mondo, nell’ordine materiale, non andrà a posto se non con il cielo nuovo e la terra nuova. Il problema del male è questo: spesso chi lo compie non ne sperimenta subito gli effetti, rivolti contro di sé. L’effetto materiale del male, in chi lo subisce, è immediato, mentre in chi lo compie spesso è dilazionato nel tempo. Se il rapporto tra il male e i suoi effetti fosse come mettere le dita nella presa e prendere la scossa, non faremmo il male… ma solo per paura! Ma non è questo quello che Dio vuole».

E allora?
«I sigilli dell’Apocalisse ci rivelano che Gesù Cristo non è venuto a mettere a posto le cose del mondo, come Lui stesso ha spiegato nella parabola del grano e della zizzania, anzi… secondo il mondo se ne va come uno sconfitto, anche se spiritualmente ha vinto e regna. Questa è la sorte dei cristiani…».

Siamo degli sconfitti anche noi, Eccellenza?
«Umanamente siamo degli sconfitti, ma abbiamo vinto e regniamo: siamo contemporaneamente sconfitti e vincitori».

Ce lo può spiegare un po’ meglio?
«In che senso Gesù Cristo ha vinto? Ha vinto perché il suo amore non è stato fermato nemmeno dalla cattiveria della tortura e ha trionfato sulla croce, al punto che la sofferenza gli ha fatto da corona. Da qui il titolo della Lettera pastorale: “L’amore dell’Agnello”: Gesù ama da morire e nessun accadimento della vita può sconfiggerlo, nemmeno l’odio. Attraverso l’amore diventa invincibile e non perché si sia messo una corazza “magica” per difendersi, come faremmo noi (sorride). Questo amore rende invincibile ogni cristiano, è una caratteristica dei Santi: nulla li può vincere, nemmeno la tortura, nemmeno la morte».

Come si può “acquisire” questo amore? Ne siamo capaci?
«No, è un amore che noi non abbiamo, è l’amore dell’Agnello! Non è il “nostro” amore… ed è questo il punto che facciamo fatica a comprendere: attraverso l’amore dell’Agnello noi possiamo regnare con Cristo già in questo mondo, pur sembrando sconfitti, e diventare intangibili dal Male. Tuttavia questo accade solo quando in noi abita l’amore di Cristo. Per ottenerlo dobbiamo essere segnati sulla fronte con il sigillo del Dio vivente (cfr Ap 7,2), che riversa nei nostri cuori l’amore di Dio mediante il dono dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5). Questo avviene nel Battesimo e della Cresima».

Eccellenza, ancora una domanda: se la vittoria di Cristo è solo spirituale, se dovremo attendere cieli nuovi e terra nuova, se le ingiustizie, le povertà e le pandemie le avremo sempre con noi… allora qual è la convenienza a essere cristiani adesso, in questo preciso momento?
«La convenienza è che tu vivi nella pace, perché la vita cristiana ti dà una pace interiore profonda. Chi vive così diventa “magnetico”, attrattivo, perché diffonde pace. Chi cerca la pace, la trova solo nelle persone che riescono ad amare anche nelle difficoltà: è questo che rende bella l’esistenza! Molti sembrano avere tutto ma si suicidano, o cadono in depressione, o si drogano… perché, se hanno già tutto? Perché non trovano ciò che veramente sazia, e lo raccontano anche! Ma noi spesso siamo sordi a questi racconti».

Se è così, allora la vera testimonianza non è fare il bene, ma fare il bene in pace, con amore…
«Sì, ma l’amore dell’Agnello, non il nostro. Questa è l’unica modalità della vita cristiana».

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Andrea Antonuccio

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