Servire la Chiesa, oggi

Intervista a Renato Balduzzi, nuovo membro della Pontificia Commissione per la sanità

Renato Balduzzi, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è stato recentemente nominato membro della “Pontificia Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa”, un ente espressamente voluto da papa Francesco nel dicembre 2015 per gestire al meglio le strutture sanitarie della Chiesa cattolica. Abbiamo chiesto al professor Balduzzi di approfondire il tema, spiegandoci meglio di che cosa si tratta.

Nell’atto costitutivo della Commissione, il “Rescritto del Santo Padre Francesco”, si enuncia come scopo quello di «contribuire alla più efficace gestione delle attività e alla conservazione dei beni mantenendo e promuovendo il carisma dei Fondatori». Che cosa significa?
«Significa che siamo consapevoli, e il Papa in primis, dei cambiamenti nel rapporto complessivo tra carità, assistenza sanitaria e istituzioni pubbliche, in particolare nel corso di quest’ultimo secolo. Ora, le strutture che traggono origine da una santità vissuta, da un particolare carisma, possono cambiare nelle forme, ma dovrebbero mantenere lo spirito originario. In altre parole, è chiaro che il modello del samaritano che soccorre e trova albergo a chi ha problemi di salute, a chi è ferito o in difficoltà, e quindi le istituzioni sanitarie della Chiesa come l”albergo” della parabola, può richiedere cambiamenti necessari, a seconda di epoche e luoghi. Senza però comportare il venir meno dell’intuizione di andare incontro a quelle povertà di cui nessuno si fa carico».

Dovrete anche interfacciarvi con il settore pubblico.
«L’assistenza sanitaria diventa un compito dei pubblici poteri in epoca molto recente. Per molti secoli essa è stata demandata a istituzioni caritative, nate dall’intuizione di un fondatore che ha avuto la capacità di coniugare insieme la generale attenzione agli altri con la cura di determinati settori della società, solitamente i più poveri, partendo da un bisogno negletto. Non è supplenza, è la fantasia dell’amore-agàpe. Con il Novecento, la salute diventa oggetto di tutela da parte delle istituzioni ed è proprio la Costituzione italiana che la fa entrare nel diritto costituzionale mondiale. Quando vi sono condizioni per cui certi bisogni trovano una risposta di tipo istituzionale, c’è ancora uno spazio per una risposta diversa, che valorizzi il paradigma del samaritano? Ecco la domanda che sta dietro all’intuizione del Papa di dare vita a un luogo come questo, che serve ad aiutare le istituzioni sanitarie della Chiesa a condividere percorsi comuni, e nello stesso tempo ad avere un supporto per superare le difficoltà concrete. C’è un’alternativa al chiudere, allo svendere, di fronte a problemi economici o alla diminuzione delle vocazioni di un ordine religioso? Oppure ne prendiamo atto, e basta così? Non è quello che la nostra tradizione ci insegna e ci consegna».

Si aspettava questa nomina?
«Direi proprio di no (sorride). Sono quelle cose che uno non si va a cercare e nemmeno sospetta. A dire il vero, qualche anno fa ero già stato destinatario di una nomina: mi era stato chiesto di entrare nel Consiglio di amministrazione dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, ma all’epoca ero membro del Consiglio superiore della Magistratura e tale circostanza poteva dare luogo a difficoltà di vario genere, per cui preferii non accettare».

Martedì scorso la Commissione si è riunita per la prima volta, anche se in maniera “virtuale”. Com’è andata?
«Mi sembra molto bene. C’è tanta motivazione, i componenti hanno tutti un’esperienza notevole e una forte determinazione nel servire la Chiesa. La soddisfazione in questa prima riunione è stata, per me, quella di constatare la volontà di procedere con un metodo che prima opera una elaborazione complessiva, e poi su quella base affronta i casi particolari. Le parole chiave che mi sembrano scandire l’avvio della commissione sono due: integralità e autorevolezza. Integralità, che permette di vedere l’assistenza sanitaria come assistenza alla persona nella sua interezza, e che ha a che fare con la parola “integrazione”; e autorevolezza, per far sì che gli interlocutori percepiscano la Commissione come alleato esigente, ma sempre e comunque alleato».

Andrea Antonuccio

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