Fase 2 in estate: come ci arrivano i bambini

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

Dottoressa Camilli, In questo giugno 2020 possiamo dare un piccolo respiro di sollievo alle famiglie?
«Alla luce degli ultimi dati, direi di sì. La situazione in Italia, e soprattutto nel nord, dal punto di vista delle infezioni risulta sicuramente meno allarmante dei mesi scorsi: attualmente ci sono ancora dei casi, prevalentemente con sintomi di tipo gastrointestinale. La riflessione che io vorrei condividere con i lettori è che di questo virus non sapevamo nulla: attualmente abbiamo acquisito alcune conoscenze, ma non abbiamo ancora chiaro e inequivocabile il perché alcuni soggetti si ammalino e altri no. Tra coloro che si ammalano vi è stata una parte considerevole di soggetti anziani o fragili che hanno avuto le complicanze vascolari secondarie all’infezione virale».

E i nostri bimbi come stanno?
«In questo momento, la mia preoccupazione è per la loro reazione psicologica. Loro riflettono sicuramente quello che noi adulti abbiamo vissuto come singoli e come nucleo famigliare. Colgo l’occasione per ricordare che gli ultimi studi ci dicono che il nostro cervello è diviso in tre parti: una di queste tre viene chiamata cervello del circuito limbico. Si tratta di un’area collegata alle emozioni e alle affettività, ai comportamenti di cura e alle relazioni sociali con i propri simili. Questo “cervello” inizia a formarsi dopo la nascita e si plasma con l’esperienza e l’influenza dell’ambiente: è il luogo delle emozioni, il sistema di controllo del pericolo, il giudice di ciò che è piacevole o spaventoso. In sostanza, è posto al comando centrale per fronteggiare le sfide insite nella vita. A questo punto faccio io una domanda: i nostri bambini, con questa parte cerebrale in evoluzione così delicata e importante, come hanno plasmato la loro esperienza in questo periodo? Quanto la chiusura in casa, le paure vissute dai genitori e l’impossibilità di vedere maestre e compagni può influire sul loro sviluppo futuro?».

Possiamo dare qualche consiglio di buonsenso ai genitori?
«Ognuno tragga le sue riflessioni su quanto detto prima, mentre da pediatra mi sento di dare due suggerimenti. Anzitutto, è assolutamente importante che i bambini possano uscire e frequentare i coetanei, sempre seguendo le regole igieniche: lavare bene le mani e disinfettartele più volte al giorno, evitando effusioni e giochi in cui si stia a stretto contatto. Invito mamme e papà a parlare con i bambini, a spiegare loro il perché di certi si e di certi no e a chiedere come stanno, a spingerli a parlare delle loro emozioni (“sei triste? stai urlando, perché sei arrabbiato?”). È giusto responsabilizzarli ma è importante anche fare in modo che i nostri bambini possano tornare a sorridere. Noto molti miei piccoli pazienti con il viso spento. Questo noi adulti non possiamo permettercelo: se spegniamo la loro speranza spegniamo la nostra».

E sui centri estivi cosa possiamo dire ai genitori?
«Molti miei colleghi e genitori mostrano preoccupazione al riguardo: comprendo i loro dubbi ma al tempo stesso penso che, con le dovute precauzioni, questo servizio sia importante per i ragazzi e le famiglie. Molte persone infatti lavorando otto ore al giorno non sanno dove lasciare i bambini, correndo anche il rischio di lasciarli a casa da soli. Inoltre, pur rimanendo in un clima di responsabilità, vorrei che non si desse troppo adito alla cultura della paura e del terrorismo che non porta a niente se non ad abbassare il livello delle difese immunitarie».

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