“La recensione” di Fabrizio Casazza
Dal 1954 al 1975 monsignor Josemaría Escrivá de Balaguer, canonizzato nel 2002, tenne alcuni incontri spirituali con i fedeli dell’Opus Dei, quella istituzione (Prelatura personale dal 1982) da lui fondata (anzi, “vista” secondo il verbo da lui utilizzato) nel 1928, che si propone di diffondere una profonda presa di coscienza della chiamata universale alla santità, attuata attraverso la santificazione della vita ordinaria e del lavoro quotidiano.
Tali omelie e meditazioni, finora inedite, pochi mesi fa sono state pubblicate da Ares, a cura di Luis Cano e Francesc Castells, come “In dialogo con il Signore” (pp 460, euro 20). Il sacerdote spagnolo nei suoi interventi usa un linguaggio familiare, intriso di sacra scrittura e di saggezza pastorale, che nasce da una profonda conoscenza dell’animo umano. Ad esempio, a un gruppo di giovani nel 1954 raccomandò: «Riempitevi di desideri di formarvi. E, se non avete desideri, vi consiglio di desiderare di avere desideri: è già qualcosa» (p. 121).
La religiosità proposta non è però disincarnata: occorrono, al contrario, «propositi concreti, che traducano in realtà il tuo proposito grande, quello dell’amore» (p. 146). Il tutto sapendo affrontare le avversità, senza idealizzazioni. In riferimento agli anni della preadolescenza afferma: «Io le sentii le graffiate dei miei piccoli compagni; perché i bambini non hanno cuore o non hanno testa, o forse non hanno né testa né cuore…» (p. 210).
Non basta avere cognizioni su Dio per essere cristiani: occorre amarlo e testimoniarlo. In questo, secondo il santo, i presbiteri sono assistiti non solo dall’angelo custode ma anche da un «Arcangelo ministeriale» (p. 235). Ci sono «persone che si definiscono teologi, ma che non lo sono: non posseggono altro che la tecnica di parlare di Dio e non lo confessano né con la bocca, né con il cuore, né con la vita» (p. 238).
E non basta il mero scorrere del tempo: «Gli anni non danno né la sapienza né la santità» (p. 251).
Ma alla fine in che cosa consiste la santità? «Fare bene le cose normali» (p. 305). Questa raccolta di colloqui spirituali può aiutare ogni credente a realizzare quella chiamata universale alla santità, che il Concilio Vaticano II (1962-1965) riaffermò come essenziale per la vita cristiana.