“MyFamily” in campo per Valenza: 20 mila mascherine per la città

Intervista a Luca Ballerini, vicesindaco valenzano e medico

L’azienda orafa di Valenza “MyFamily” ha ottenuto il via libera dal Ministero per la produzione di 20 mila mascherine da destinare ai valenzani per l’emergenza coronavirus. In questi giorni è partita la consegna porta a porta, da parte di associazioni e volontari del territorio dirette dal Centro operativo comunale (Coc) di Protezione Civile. Abbiamo chiesto a Luca Ballerini, 38enne da poco diventato vicesindaco sostituendo Costanza Zavanone, di spiegarci meglio questa iniziativa. Ballerini, mentendo anche la sua precedente carica di assessore ai Lavori pubblici della giunta di Valenza, è anche medico cardiologo.

Ballerini, come sta vivendo Valenza l’emergenza Covid-19?
«Direi allo stesso modo rispetto alla provincia e a tutte le aree interessate. Le persone hanno capito la gravità della situazione e stanno iniziando a rispettare le restrizioni».

Ci parla elle mascherine?
«L’azienda valenzana “MyFamily” ha riconvertito la sua produzione in mascherine in tessuto idrorepellente. Non si tratta di presidi medico chirurgici, ma hanno caratteristiche che consentono una buona copertura per chi le indossa».

Quante mascherine saranno prodotte?
«L’impegno è di produrne 20 mila, per tutta la popolazione. L’azienda ha un capacità produttiva di duemila mascherine al giorno, e i volontari delle associazioni del territorio si stanno occupando della distribuzione porta a porta. Dopo qualche momento di formazione, già da martedì 24 marzo sono iniziate le consegne. Questa iniziativa rientra nel lavoro svolto dal Centro operativo comunale (Coc) di Protezione Civile, istituito all’inizio dell’emergenza per consegnare medicine e cibo a chi è in quarantena e alle persone anziane».

«Non guardate i numeri del virus, non sono reali…»

Lei è anche medico, le chiedo: servono davvero queste mascherine?
«Bisogna prima distinguere il tipo di mascherina, in questo caso non parliamo di quelle “professionali” come “Ffp1” o “Ffp3” riservate solo agli operatori sanitari. Ma tutto quello che può essere una barriera per ridurre il contagio. Questo unito alle misture igieniche come mettersi il braccio davanti prima di starnutire o non respirare vicino a un’altra persona. Il concetto è di fornire qualche presidio alla popolazione, ma i mezzi principali è giusto che siano a disposizione degli operatori che ogni giorno combattono in prima linea».

Come vede la situazione nella nostra provincia?
«Segue la scia della Lombardia, purtroppo la situazione è grave. Per questo è importante seguire le indicazioni perché bisogna per forza rallentare i contagi dando così respiro agli ospedali. Tengo a precisare: non focalizzatevi sui numeri. Lo dico da medico (sorride), i numeri non rispecchiano la realtà…».

Cioè? Ci dica…
«Faccio un esempio: se dico che a Valenza ci sono 60/70 contagiati, come leggo dai dati, non rappresento la reale presenza del virus nella nostra città. Perché il tampone viene fatto solo ai pazienti sintomatici e con disturbi respiratori che poi vengono ospedalizzati. Le persone con sintomi lievi non vengono tamponati, potenziamene possono essere anche infetti, ma non rientrano nei conteggi ufficiali».

Un appello ai valenzani e non solo…
«Il cittadino deve comportarsi come ogni medico fa con il suo paziente, mettendo in atto tutti i canali di prevenzione nei confronti di chi ha di fronte perché può essere infetto. Più si limitano i contatti e meno la patologia corre veloce».

Alessandro Venticinque

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