Il metodo Machiavelli: potere e salvezza coesistono?

La recensione

I leader e i suoi consiglieri: il nuovo libro di Antonio Funiciello edito da Rizzoli

Intorno a un buon leader c’è sempre un buon gruppo di consiglieri: essi stanno dietro le quinte ma la loro bravura è indispensabile per chi sta sul palcoscenico. Il giornalista Antonio Funiciello, 43 anni, dal 2016 al 2018 è stato Capo dell’Ufficio del Presidente del Consiglio dei Ministri. In Il metodo Machiavelli, appena pubblicato da Rizzoli (pp 252, euro 19), a partire dalla propria esperienza e da quella di illustri consiglieri del passato riflette su questo delicato ruolo. Il «più antico staff della storia» (p. 29) viene individuato nel collegio apostolico, che organizza gli spostamenti di Gesù, fa squadra con lui, rappresenta il tessuto sociale dei destinatari dell’annuncio. «Giovanni è l’intellettuale del gruppo» (p. 45), Andrea pare «una sorta di portavoce o di responsabile delle relazioni esterne» (p. 47), Pietro «è incredibilmente imperfetto» (p. 50) ma sa gestire il gruppo. La figura portante del libro, fin dal titolo, è però Niccolò Machiavelli, che dal 1498 al 1512 fu a Firenze segretario della seconda cancelleria e della magistratura dei Dieci di libertà e pace, in pratica delegato ad affari interni e guerra. Uomo di fiducia del gonfaloniere (capo dello Stato) Pier Soderini, è deputato a «lavorare sui dossier e a preparare le decisioni dei suoi superiori» (p. 65) grazie all’aiuto di alcuni collaboratori che rispondono direttamente a lui per spianare la strada all’ambasciatore di Firenze prima della visita nelle altre nazioni. Non tutto fu lineare nella sua esperienza pubblica, arrivando a essere incarcerato con l’accusa di complotto contro la famiglia Medici e venendo scalzato dai suoi incarichi.

Tuttavia, fu proprio in questi momenti di disgrazia che compose le opere che lo hanno reso famoso, prima fra tutte Il principe, con cui «intende proporre una serie di spunti di condotta concreta» (p. 74). Il libro ricava alcune regole per il perfetto capo: innanzi tutto, circondarsi di persone in gamba e valorizzarle. «Difficilmente un leader di valore si lascia presentare o rappresentare da collaboratori incapaci. E raramente un buon consigliere si trattiene a lungo accanto a un leader mediocre» (p. 82). Poi bisogna gestire bene lo staff , che dev’essere plurale e gerarchico: il modello a raggiera (seguito, secondo il testo, da Matteo Renzi), in cui tutti separatamente riferiscono al capo, oltre a sovraccaricare quest’ultimo innesca un’accesa competizione tra i collaboratori. Molto meglio una catena gerarchica di comando. Viene richiamata anche la figura di san Tommaso Moro, che nel XVI rifiutando di assecondare il re nel suo scisma dimostrò, pagando con la vita, «che a un potere che si fa bisbetico e dispotico ci può opporre. Anzi, ci si deve opporre. Ammesso però che si accetti di correre il rischio di perdere la testa, come accadeva allora, o di perdere il posto, come può avvenire oggi» (p. 198). Salendo sul patibolo il Lord Cancelliere della Gran Bretagna chiese ai presenti di pregare che il sovrano sia assistito dal Signore. «E a pensarci bene, non è forse, per chi crede in lui, anche Dio un valente consigliere?» (p. 199). Il libro richiama infine l’esortazione alla parresia compiuta da papa Francesco: il parlare in modo franco dev’essere apprezzato da un capo, guardandosi bene dagli adulatori.

«Leader di razza riescono a tenere a bada la propria autostima, sanno evitare o ridimensionare i danni dell’adulazione. Leader mediocri tendono, invece, a costruire intorno a sé un muretto di conta fatto di mattoni di lusinghe, fissati con la malta della ruffianeria» (p. 167). Il consigliere, «se vuole salvarsi l’anima, deve correre il rischio della critica. […]. Servire il potere e salvarsi l’anima è possibile soltanto restando liberi. Liberi di potere esercitare la parresia, liberi di contestare il potere che si serve, liberi di criticare il proprio capo» (p. 215). Moltissime voci, dalla letteratura antica alla sociologia contemporanea, da consiglieri illustri del Novecento a importanti capi di Stato e di governo, affollano le pagine, senza però intontire il lettore. Anzi, rendono scorrevole la trattazione di un tema non comune. La sintesi di tutto potrebbe essere nelle ultime righe: consigliare e decidere sono azioni di verità e coraggio.

Fabrizio Casazza