Alessandria Racconta
L’alessandrinità raccontata attraverso canzoni e poesie
Con Gianni Fozzi diamo inizio a una galleria di ritratti dei più rappresentativi autori dialettali alessandrini.
Giovanni Nicola (detto Gianni) Fozzi nasce ad Alessandria in via San Giacomo della Vittoria il 10 luglio 1929 da genitori di origine sarda. La sua predisposizione per la recitazione si manifesta già in tenera età nel momento in cui viene scelto per leggere alcuni racconti alla radio. Grande esperto di musica (soprattutto nordamericana e brasiliana), conoscitore di ben quattro lingue, gira il mondo presentando spettacoli e concerti. Negli anni Cinquanta comincia a scrivere poesie e canzoni in dialetto alessandrino raccolte nel noto libro Cantuma Lisòndria. Le opere sono divise in quattro parti: i personaggi (tra cui spiccano Luigi Gabina e La scaja), le storie (come Crapula blues, La Ruzia e La diplumassia), le donne (molto conosciute Tersilla e Domenica a doi bot) e, infine, la città, dove si possono leggere autentici capolavori, quali: Il funeral, Lettera d’amore, Piasa Ratas e il Canton di Russ.
Le poesie e le canzoni di Cantuma Lisòndria vengono registrate su sette musicassette. Le prime tre, incise tra il ’74 e il ’77, vedono il contributo di Franco Rangone unitamente al complesso dei Cardinal. A seguire le altre quattro realizzate con l’intervento del fisarmonicista Gianni Coscia. I pezzi cominciano a essere cantati al Circolo Alessandria a partire dalla metà degli anni Settanta, per poi trasformarsi in una serie di spettacoli teatrali, oltre a trasmissioni radio e televisive a carattere locale. L’alessandrinità di Gianni Fozzi è autentica come un vecchio “Borsalino”. Come sottolinea Lucio Bassi: “Nelle poesie-canzoni prevale una vena di sana e ruspante allegria, seppur spesso velata da un sottofondo malinconico […] erano bozzetti di vita animati su note di tango, di ballata e di slow, poco più di una carezza, un gesto di gioia per finire in una risata fra amici.
Anche i versi più intensi finivano per sfumare le loro tinte nella musicalità in cui erano stati creati”. Ugo Boccassi ricorda che Fozzi era un personaggio schivo al limite del masochismo, ma anche solito all’ironia e più ancora all’autoironia, tanto da dichiarare:«So fare mille cose e tutte male. E per essere un ‘latino’ ho due imperdonabili difetti: sono timido e non sopporto il football. Penso che dovrò farmi vedere dal medico». Gianni Fozzi viene a mancare nel mese di novembre del 2006. A un anno dalla scomparsa, Alessandria lo celebra con una serata al Teatro San Francesco, presentata dal caro amico Antonio Silvani, e attraverso un volumetto intitolato L’intelligenza nella nebbia. A Gianni Fozzi, insieme a Sandro Locardi, è dedicato il concorso letterario riservato a opere in dialetto alessandrino “A suma tüc Gajóud”, organizzato dall’associazione Alessandria in Pista e giunto ormai alla nona edizione.
Mauro Remotti