Firenze, “La città dagli ardenti desideri”

LA RECENSIONE

Le meditazioni dell’abate benedettino olivetano Bernardo Gianni

Nel marzo scorso il Santo Padre e i suoi collaboratori della Curia romana si sono ritirati ad Ariccia per dedicarsi, come ogni anno, agli esercizi spirituali, che questa volta sono stati predicati dall’abate benedettino olivetano Bernardo Gianni. Ora quelle meditazioni sono off erte a tutti da Libreria Editrice Vaticana e San Paolo con il titolo La città dagli ardenti desideri (pp 188, euro 16). La città di cui si fa menzione nel titolo è Firenze, luogo natale dell’autore, che la contempla ogni giorno dall’alto della basilica di San Miniato al Monte, ove vive. A sostenere il dipanarsi del testo, impreziosito da numerose citazioni letterarie, patristiche e magisteriali, sono soprattutto le opere del Servo di Dio e sindaco Giorgio La Pira (1904-1977) e del poeta e senatore a vita toscano Mario Luzi (1914-2005). L’abate Gianni spiega che è necessario nella vita cristiana ravvivare il fuoco interiore, il cui massimo emblema sono le candele accese nella veglia pasquale. Un particolare curioso evidenziato è che la liturgia segue l’ordine inverso alla natura: si comincia con le ceneri, all’inizio della Quaresima, e si conclude con il fuoco, nella notte di Pasqua. Suggestiva poi l’osservazione che quando san Paolo chiede al collaboratore Timoteo di ravvivare il dono di Dio utilizza nell’originale greco un verbo (anazopyrein), precisamente composto con la parola pyros, che significa appunto fuoco (da cui l’italiano piromane).

Al centro però non c’è lo sforzo tanto titanico quanto velleitario della persona ma l’amore del Padre manifestato in Cristo, il quale, per dirla con il santo vescovo Agostino, si è fatto deforme sulla croce per renderci deiformi, rendendoci partecipi della natura stessa di Dio. La consapevolezza della grazia ricevuta allarga l’esistenza. Per questo l’autore racconta che quando ha l’occasione di accompagnare le scolaresche in visita al monastero le conduce sul campanile, «che è avamposto di speranza e, per così dire, il mio piccolo laboratorio di pastorale giovanile più prezioso: da lassù, i giovani riscoprono gli orizzonti vasti che vanno oltre la città e i panorami a loro più abituali» (pp 94-95). Ascoltate le meditazioni contenute in questo libro, il Papa si è così rivolto al predicatore: «Mi ha colpito il tuo lavoro per farci entrare, come ha fatto il Verbo, nell’umano; e capire che Dio si fa sempre presente nell’umano. Lo ha fatto la prima volta nell’incarnazione del Verbo, totale, ma Lui è presente anche nelle tracce che lascia nell’umano. Uguale all’incarnazione del Verbo – indivisa et inconfusa –, è lì. E il nostro lavoro è forse di andare avanti…». Un programma gioioso e impegnativo.

Fabrizio Casazza