La tomba di Emanuela e la tomba della verità

L’EDITORIALE DI ANDREA ANTONUCCIO

Care lettrici, cari lettori, quando avrete tra le mani questo numero di Voce forse si saprà già qualcosa sull’apertura delle due tombe nel Cimitero Teutonico, in Vaticano, che ci dirà se in una di esse si trovano i resti della povera Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno 1983. Come spiega su Vatican.va Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, verranno aperte la “Tomba dell’Angelo”, in cui è sepolta la principessa Sophie von Hohenlohe, morta nel 1836, e quella attigua, in cui è sepolta la principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo, morta nel 1840. Il professor Giovanni Arcudi, professore di Medicina legale a Tor Vergata, è stato incaricato dalla magistratura vaticana di esaminare i reperti e prelevare i campioni per l’esame del Dna. E proprio Arcudi ha dichiarato a Tornielli che dal primo esame morfologico si potrà «distinguere se è un osso di 10 anni, o che è stato lì 50 anni o 150 anni».

Nei prossimi giorni sapremo, dunque, se i familiari di Emanuela avranno finalmente una tomba su cui pregare, o se questo non sarà altro che l’ennesimo, doloroso, depistaggio. Spero proprio di no. Il caso Orlandi “dura” ormai da troppo tempo. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, da 36 anni non molla la presa. Ha girato mezzo mondo, ha incontrato migliaia di persone, si è speso senza sosta alla ricerca della sorella. Gli hanno dato del pazzo, del mitomane, dell’invasato… Io invece lo stimo. Certo, la verità potrebbe fare male, non solo a Pietro e ai suoi familiari. Ma Emanuela vale più di mille scandali, anche se si dovesse “scavare” (ben più in profondità) all’interno delle Mura Leonine.

Andrea Antonuccio

direttore@lavocealessandrina.it