Care lettrici, cari lettori, ha fatto un certo scalpore la notizia del gesto del cardinal Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, che ha “riacceso la luce” in un palazzo di Roma, rischiando di essere indagato per furto di energia (potete leggere le dichiarazioni di Krajewski qui in prima pagina). Che giudizio possiamo dare sull’accaduto? È stato un gesto di carità necessaria, oppure la violazione, pur a fin di bene, di una legge a cui ogni cittadino deve obbedire? Bella domanda… So già che su questo evento non c’è unanimità di giudizio, tra i lettori di Voce. Come è giusto che sia: quello che accade interpella continuamente la nostra coscienza, bene prezioso; quell’insieme di esigenze (di bellezza, di giustizia, di verità, di eternità…) a cui Gesù Cristo si rivolge per attrarci liberamente a Lui. Paragoniamo queste esigenze a quello che è accaduto, allora. Da qui può scaturire un giudizio vero, né buonista, né legalista. Vero, cattolico. Vi propongo due commenti. Il primo è quello del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano: «Credo che lo sforzo dovrebbe essere quello di capire il senso di questo gesto, che è attirare l’attenzione di tutti su un problema reale, che coinvolge persone, bambini, anziani». Il secondo è del cardinale Peter Appiah Turkson, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale. Per lui, quello del cardinale Krajewski, è «un gesto che non voleva essere di mancanza di rispetto della legge, ma di misericordia». Siamo d’accordo? Non siamo d’accordo? Non sono domande astratte: a me non lasciano tranquillo. Se volete, scrivetemi pure. Ospiterò volentieri i vostri interventi.
Andrea Antonuccio
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