La Settimana santa è da qualche anno la mia settimana preferita. Credo sia perché mi da la possibilità di affiancare la mia vita a quella di Gesù. Le mie scelte, le mie consapevolezze e le mie scoperte hanno la possibilità, per una settimana, di viaggiare “cronologicamente” al fianco di quelle di Gesù. Non tanto per capire quali sono le mie sofferenze o per paragonare la mia vita alla sua, quanto per riconoscere dove e quando nella mia storia ho tradito Gesù per avere una felicità immediata, ho torturato il Suo corpo alla ricerca di una mia verità, l’ho ucciso per metterlo alla prova e vedere se aveva ragione. Poi, puntualmente, arriva il sabato del silenzio, lo sgomento che nasce dal sentirsi colpevoli per non aver vissuto la vita che Lui ha voluto per me. Ma questa confusione, la tristezza che ne deriva e la delusione di non aver saputo cogliere i suoi segni, vengono spazzati via dal suo “ritorno” nelle nostre vite. Un ritorno che può accadere solo se facciamo spazio, sgombrando il nostro cuore e la nostra mente dai pensieri e dai sentimenti che non ci fanno bene e che occupano spazio inutilmente. Anzi, a lungo andare ammaccano la nostra anima che colpo dopo colpo toglie spazio a Gesù. Questo è il miracolo della Settimana santa: creare un uomo nuovo, libero dalle paure, dai sensi di colpa, dai “se” e dai “ma”. Un miracolo che risponde alla domanda più difficile: le sofferenze della nostra vita possono trasformarsi in qualcosa di grande? E la risposta è sì! Che sia per tutti noi una Pasqua di resurrezione.
Enzo Governale
@cipEnzo