Nella “Gaudium et spes” il concilio Vaticano II invita: “Il tempo libero sia impiegato per distendere lo spirito, per fortificare la sanità dell’anima e del corpo mediante attività e studi di libera scelta, mediante viaggi in altri paesi, con i quali si affina lo spirito dell’uomo e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza…”.
È molto arduo dare una definizione di “tempo libero”; risulta, invece, di gran lunga più semplice quella della parola “hobby”: passatempo, gioco o qualsiasi altra attività che si svolga al di fuori del proprio lavoro, per ricreare lo spirito. Hobby è forma abbreviata dell’espressione “hobby horse”, in cui “hobby” è il probabile diminutivo del nome proprio Robin (o Robert) e “horse” (cavallo), ossia “cavallo di Roberto”. A indicare il cavallo a dondolo, poi un giocattolo in genere e infine, un qualsiasi passatempo. Quasi tutti hanno il loro hobby o mania; Luigi XVI era un appassionato di serrature e trascorreva ore e ore con lime, pinze e chiavi, il baritono Gino Bechi vantava una raccolta di trenini elettrici; Catherine Spaak e Romina Power si rilassano dipingendo, Gigliola Cinquetti è felice quando trova il tempo di occuparsi del suo orto. Marcello Mastroianni si era fatto in casa l’angolo del bricolage, il termine deriva da “bric à brac” che significa cianfrusaglia, rigatteria, con ogni sorta di strumenti: lime, scalpelli, chiodi, trapani elettrici, vernici, pialle… ecc.
L’amica Barbara Grilli (329 6394569) mi ha parlato dei suoi due hobby preferiti: il primo consiste nel fare puzzle da 300 a mille pezzi, che spesso incornicia una volta portati a termine. Quest’attività permette di svagarsi e al tempo stesso fa bene al cervello, permettendoci di sviluppare creatività e vita comunitaria. Fare puzzle in famiglia, ad esempio, risulta una delle attività più gradite ai bambini, soprattutto d’inverno. In effetti i puzzles venivano utilizzati nell’antichità per insegnare la geografia agli scolari: gli artigiani che realizzarono i primi modelli erano produttori di mappe che le dipingevano o incollavano su tavole di legno. Tavole che venivano poi tagliate in piccole tessere da ricomporre. Indipendentemente da ciò che vorranno fare da grandi, trascorrere del tempo assieme, uniti dallo stesso obiettivo, fa di certo bene sia ai piccoli che ai grandi.
Il secondo, che ha imparato on-line si chiama “pixel art”: quest’arte risale negli anni ottanta. In quegli anni la grafica di videogiochi e computer era semplice, i pixel erano molto grandi e le immagini risultavano poco definite. Si tratta dunque di un ritorno alla semplicità: il pixel ricompare sotto forma di perlina colorata in plastica da stirare e il risultato è dall’effetto sbalorditivo; una volta incollate assieme le perline i personaggi ottenuti possono dar vita a simpatiche calamite per il frigo o portachiavi. Qual è il vostro hobby? Se non sono le parole crociate e vi piace l’idea di condividerlo in un articolo contattatemi all’indirizzo: almar86@libero.it
Mara Ferrari