Henri Nouwen, olandese, nato nel 1932 e morto nel 1996, fu sacerdote e docente universitario negli Stati Uniti. Fu cappellano di una comunità per persone disabili e con problemi mentali in Canada. Egli stesso attraversò periodi di forte depressione. L’anno scorso l’editrice Queriniana ha pubblicato un suo libretto, Una spiritualità per la vita (pp 63, euro 8), che mira appunto a proporre un percorso spirituale per l’esistenza quotidiana, raccogliendo materiale inedito, elaborato negli ultimi anni di vita. Il punto di partenza è la consapevolezza che «se vogliamo essere discepoli di Gesù, dobbiamo vivere una vita disciplinata» (p. 15), strutturata su tre dimensioni fondamentali, solitudine, comunità, servizio, che permettono alla voce divina di avere spazio tra le mille voci di ogni giorno.
La solitudine permette di rientrare in sé stessi cogliendo la verità più profonda, ossia che siamo amati: «la solitudine è dove Gesù ascoltava Dio. È dove noi ascoltiamo Dio» (p. 30). Nella solitudine ci si rende paradossalmente conto di essere parte di una comunità, che non è una mera organizzazione ma «un modo di vivere» (p. 31): si tratta di una «solitudine che accoglie la solitudine» (p. 35). Determinante per questo itinerario comunitario è la dimensione del perdono reciproco: «Perdonare è permettere all’altra persona di non essere Dio» (p. 35). A partire da questo approccio tutto può cambiare: se accetteremo «che un’altra persona non riesca a darci ciò che solo Dio può dare, potremo celebrare il dono di quella persona» (p. 38). Infine, il ministero aiuta «le persone ad abbandonare gradualmente il rancore e a scoprire che proprio nella sofferenza c’è una benedizione» (p. 48).
Per questo ministero significa permettere agli altri di gustare il dono della vita pur nel dolore. La conclusione del cammino esistenziale è per tutti la morte, che è il momento dell’abbandono totale. La preoccupazione principale della nostra vita devono essere non i successi ma i frutti, che spesso maturano nella fatica e nella vulnerabilità. Insomma, il libretto del sacerdote Nouwen, frutto di studi psichiatrici e teologici, ma soprattutto sintesi del confronto con l’esperienza del dolore proprio e altrui, offre in poche ma intense pagine valide indicazioni per una spiritualità incarnata nella realtà.
Fabrizio Casazza