Il punto di vista – L’eredità di San Giovanni di Dio

Il 31 ottobre scorso è stato chiesto, a noi cristiani credenti, di accendere una candela accanto all’immagine del Santo a noi più caro e deporla, nella notte, sul davanzale della finestra, o anche in casa, come testimonianza della Luce di Gesù Cristo, nostro Salvatore e Signore della Vita, contro le tenebre e la morte, simboli della festa pagana di Halloween. Ogni Santo ha il suo carisma e io amo tutti i Santi, ma ne scelgo uno in particolare perché più vicino alla mia esperienza di vita: San Giovanni di Dio, Fondatore dell’Ordine dei Fatebenefratelli. Ricordo… il viaggio in terra spagnola, avvenuto nel 2006 dal 15 al 19 giugno, insieme con altri pellegrini provenienti dalle varie diocesi d’Italia, alle radici della spiritualità dei Santi della Carità: San Giovanni di Dio, San Benedetto Menni, le Serve di Dio Maria Giuseppina Recio Martin e Maria Angustias Giménez. La nostra guida spirituale è fra Dario dei Fbf. All’aeroporto di Fiumicino in Roma l’emozione del volo! Altitudine oltre m. 10.000, velocità Km. 900 all’ora.

Le nuvole bianche sono sotto di noi, poi spariscono. La Sardegna ed il suo incantevole mare, lo Stretto di Gibilterra, il Mediterraneo e ancora la terra in minuscole geometriche forme. Ecco Malaga! Atterraggio perfetto, il tradizionale applauso al pilota. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La mia amica suor Serafina, della Congregazione delle Suore Ospedaliere che con me viene da Ascoli Piceno, è felice. Alla sua età, lei dice, è una grazia compiere questo viaggio nella terra che vide quando era giovane. Nel pomeriggio di venerdì 16 giugno la prima importante visita alla basilica di San Giovanni di Dio, il Protettore di Granada, insieme con la Madonna di Las Angustias. Dopo una vita avventurosa, provato parecchi mestieri, conosciuto gli orrori della guerra e le sofferenze di una società dalle abissali sperequazioni, Giovanni, verso i 46 anni, si stanca. Un giorno incontra un fanciullo che gli offre una melagrana per dissetarlo e gli dice che essa sarà la sua croce.

Questo frutto, in lingua spagnola, si chiama “granada” ed è anche il nome della famosa città dell’Andalusia. Lui pensa che forse quel misterioso fanciullo, svanito poco dopo nel nulla, sia il bambino Gesù apparso per suggerirgli di troncare il suo vagabondare e di stabilirsi a Granada. Un fatto lo sconvolge. Sente predicare Giovanni d’Avila e da quel momento gli nasce nel cuore una fiamma che da oltre quattro secoli e mezzo non si spegne più. Sperimenta sulla sua pelle il vivere tra gli ammalati dementi nell’ospedale Reale di Granada, dove è rinchiuso per qualche mese perché dichiarato pazzo per i suoi ripetuti gesti pubblici d’eccessiva contrizione, di richiesta di perdono ed altro ancora. Condivide le sofferenze e l’abbandono di quegli infelici e così matura il gran desiderio della sua vita: costruire un ospedale dove curare i diseredati nel modo migliore possibile.

Uscito da quel posto tanto triste riesce, finalmente, ad aprire a Granada un ospedale dove ogni infermo è assistito con l’affetto che merita, come icona vivente di Cristo sofferente in croce. Si uniscono a lui tantissimi discepoli che, secondo la sua predizione, si diffondono poi in tutto il mondo. Il simbolo dell’Ordine è una melagrana sormontata dalla croce e sfolgorante di luce. Nei giorni seguenti altre interessanti visite, in particolare quella a Ciempozuelos, a circa quattro ore d’auto da Granada, dove il 31 maggio 1881 fra Benedetto Menni, milanese, discepolo di San Giovanni di Dio, fonda la “Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù”, per assistere le donne malate di mente. Pensando alla grandiosa moltitudine di Santi affermo che noi cristiani siamo fortunati. I nostri fratelli e sorelle nella fede, con la loro luminosa testimonianza, ci prendono per mano e ci accompagnano lungo la strada Maestra.

Adriana Verardi Savorelli

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