Qualche settimana fa ho partecipato a un incontro di verifica di un oratorio (non della nostra diocesi) durante il quale il parroco ha espresso il desiderio di avere come animatori dei “cristiani convinti”.
Mi è stato subito chiaro cosa intendesse dire: animatori ben saldi nelle proprie idee. Ma quando ho pensato al significato “etimologico”, un brivido mi ha percorso la schiena: davvero desideriamo cristiani convinti?
Convincere, dal latino “cum-vincere”, ovvero vincere l’altro attraverso un “mezzo”, con l’evidenza delle prove o la validità degli argomenti. I convinti sono persone che sono state vinte (o “si sono vinti”), arresi alla certezza delle evidenze. Così mi sono chiesto: possono esistere cristiani convinti? Come facciamo a essere convinti di una cosa che non abbiamo mai visto?
Ai cristiani con-vinti, preferisco di gran lunga i cristiani con-tenti, dal latino “contentus”, participio passato di “continēre” ovvero contenere.
Questi sono i cristiani che mi piacciono, quelli che riescono a essere “contenitori” e riempirsi di Parola di Dio, di affetto per i fratelli, di carità per i poveri, di gioia per il dono della vita e di sano divertimento. Contenitori “pieni di grazia”.
Per questo nuovo anno pastorale, che inizia sabato a Castellazzo, auguro ai miei fratelli di poter essere cristiani contenti e non convinti, cristiani che non “vincono gli altri”, che non parlano di come vivono ma fanno parlare la loro vita.
Enzo Governale
@cipEnzo